"IL TELEFONO VIOLA, "PER UNA CONTINUA PRIMAVERA"
PRESENTAZIONE DELLA CONFERENZA PUBBLICA PER LA RIPRESA
DEL TELEFONO VIOLA DI ROMA - ROMA GIOV. 27 MAGGIO 2010
di Alessio Coppola, Presidente del Telefono Viola
Ringrazio i relatori ed i coordinatori di alcuni gruppi e associazioni che hanno risposto a questo invito con un calore particolare. Era come se mi dicessero: era ora che rimettevi su questo Telefono Viola! Dovrò quindi spiegare le ragioni del silenzio passato e le parole "viola" del futuro prossimo.
Le emozioni che mi gonfiano il cuore in questi giorni sono tante. Ogni foglio che riprendo in mano del vecchio archivio del Telefono Viola, dei suoi primi anni qui a Roma, mi prende gli occhi e non li lascia facilmente andare da altre parti se non a cercare altri fogli simili con le altre tessere di un mosaico che ritenevo impallidito e perduto per sempre.
Ho provato più di una volta a formare vecchi numeri di telefono, fissi per lo più, ché di cellulari nel 1991 se ne vedevano ancora pochi se non nelle riviste specializzate e nelle mani di qualcuno più curioso e con più soldi in tasca.
E certi nomi non puoi lasciarli di nuovo lì sulla carta. Stanno in qualche modo risuscitando anche loro e li vado a cercare in carne ed ossa. Forse, penso, ci sono ancora. Così martedì mattina, dopo essermi imbattuto in un rotolone di fogli impolverato con centinaia, migliaia di firme raccolte quasi vent'anni fa contro l'elettroshock, mi sono ritrovato con i piedi di fronte all'ospedale S. Eugenio di Roma, dove un giorno di agosto del '91 stavamo raccogliendo quelle firme con i banchetti, gli striscioni ed i volantini della prima campagna in Italia contro l'uso dell'elettroshock. Eravamo ancora Centro di Ecologia Umana della Lega Per l'Ambiente.
Lì successe che un'infermiera ci venne a dire che nel reparto grandi ustionati al 10° piano ci stava un ragazzo di poco più di vent'anni, Davide, che s'era bruciato durante un TSO al Forlanini ed ora gli dovevano amputare una gamba.
Niente, non potevo più ricordare senza fare qualcosa. Ho lasciato il rotolone con le firme. Poi mi ha telefonato l'avvocato che cercava quelle firme per il processo di Mastrogiovanni (credo che l'antipsichiatria abbia un suo dio oltre che i suoi demoni ...).
Così è successo che in pcohi minuti mi sono trovato a farmi tirare dalla mia macchina su per quella via Cornelia che nel quartiere di Monte Spaccato ci aveva portato tante volte a trovare Davide dopo l'uscita dal Forlanini. Sicuro di non trovarlo, ma sicuro di doverlo cercare lo stesso, lì in quella casa su quella via che chi sa come si chiama, che però anche oggi pensavo scorre in discesa come su una scarpata. E lì ho ritrovato martedì mattina, ancora belli, corposi, intatti e sorridenti, tutti e tre Davide, Domenico il padre e Maria la madre.
Storditi dalla mia comparsa dopo 14 anni dall'ultima festa insieme nel '96. In quello stesso punto ci siamo riabbracciati dopo poche spiegazioni. Il piccolo nespolo ormai si è fatto grande e le nespole ce le ha sul serio e sono tante che si toccano da terra. Poche parole su questo convegno, molti ricordi, lo so dice Domenico è la vita che ci si mette di traverso, e giù a scivolare in quel liquore caldo dei ricordi quando sono belli e quando richiamano i momenti pieni della tua vita.
Penso proprio che nella commozione del reincontro con Davide ed i suoi cari, martedì scorso sia germogliato di nuovo il Telefono Viola. Lì dove era nato la prima volta, nel cortile di Via Pramollo dei Catalano, di fronte al moncone della gamba sinistra di Davide, ora con la sua protesi. Lì con un gruppo del CEU decidemmo di fondare il Telefono Viola contro gli abusi e le violenze psichiatriche, perché tutti i Davide incatenati dalla psichiatria potessero avere almeno una ipotesi di ascolto.
Una risposta di giustizia prima ancora di qualsiasi trattamento di cura, di diritti e di riparazione dei diritti lesi. Di segnalare ai prossimi (allora c'erano anche i dirimpettai che non capivano) che non di delirio paranoide si tratta in questi e tutti i casi ma di voci che esplodono dal di dentro dei vissuti reali e della coscienza, quindi della realtà schiettamente umana. Così i nomi strani che Davide gridava a poco a poco si seppe che erano i nomi degli psichiatri e degli infermieri che lo tenevano legato, le grida erano ancora quelle che imploravano il soccorso mentre lui prendeva fuoco per un mozzicone di sigaretta, che non si era buttato lui addosso, perché era legato. E' bello che oggi Davide sia qui di nuovo in questo nuovo inizio del Telefono Viola, ed ancora insieme con noi, per abbracciare anche questa nuova generazione del Telefono Viola!
Ora ritengo che la storia fondativa del Telefono Viola, ci riconsegni di nuovo le stesse direttrici su cui impostare un lavoro efficace di prevenzione e di contrasto dei trattamenti obbligatori, nelle forme conosciute del TSO e nelle forme peggiorative che avanzano terrorizzanti e che ci saranno spiegate dall'Avvocato del Telefono Viola Gioacchino Di Palma. "Forme terrorizzanti" dicevo, come se non bastassero quelle già in uso che a volte si abbattono senza remissione di colpi e fino praticamente all'omicidio per segregazione ed abbandono, come nel caso di Francesco Mastrogiovanni, l’”insegnante buono”morto di TSO in uno scontrollato SPDC come quello di Vallo della Lucania. Compagno che è vivo e che salutiamo attraverso le persone dei loro familiari qui presenti. VOGLIAMO SOLTANTO UNA GIUSTIZIA GIUSTA ED ESEMPLARE e ci batteremo con tutti i mezzi legali a disposizione perché il processo che inizia il 29 giugno sia sotto i riflettori nostri e dell'Italia intera.
Una prima direttrice senza la quale il Telefono Viola non può esistere è quella della difesa legale dei diritti delle persone che sono in contenzione psichiatrica o che rischiano di caderci. Le leggi ci lasciano ancora poco margine di intervento, ma non è vero che di fronte a casi evidenti di lesioni della dignità e dei diritti civili della persona umana non ci sia possibilità di ricorso legale. Con soddisfazione infatti abbiamo sperimentato con gli avvocati la possibilità non solo di interrompere il TSO con intervento presso il giudice competente, ma anche, in alcuni casi, di interrompere la condizione di obbligatorietà ai trattamenti presso il CSM.
Questo tipo d'intervento ha successo soprattutto quando siamo di fronte alle prime incursioni della psichiatria costrittiva nella vita di una persona, e quando l'impatto sociale del comportamento non è particolarmente impegnativo. Infatti anche se va tentato tutto per contrastarlo, è molto difficile e complesso evitare il TSO od interromperlo, con interventi legali, quando vi sono stati di forte aggressività contro terzi e contro se stessi.
E questo non perché questi casi giustifichino l'applicazione del codice psichiatrico, ma perché ancora non esiste una possibilità di intervento regolatore della forza che non sia anche accompagnato con gli strumenti della costrizione psichiatrica: iniezioni, legatura al letto, saturazione psicofarmacologica. In certi casi sarebbe da auspicare un uso della forza pubblica con stati di detenzione provvisoria senza la psichiatria di mezzo.
Ricordo sempre la storia di un TSO evitato nel 94 in accordo con i carabinieri di un paesino vicino Formia che si tennero dietro mia insistenza telefonica un ragazzo in caserma per tutta la notte, cercando di capirlo nelle sue ragioni e di dissuaderlo dal lanciare coltelli ai genitori. Più marescialli, magari formati dal Telefono Viola, potrebbero evitare una montagna di TSO! E poi sul fronte dei suicidi, altra fonte sicura di TSO in caso di tentativi infruttuosi, non esiste nella cultura sociale il rispetto di una volontà certa di suicidio che non sia interpretata come una malattia da curare a tutti i costi.
I Seneca di una volta oggi non sarebbero filosofi rispettati, ma malati di mente braccati, legati e curati con la forza come i poveri cristi che vogliono farla finita. Ma questi sono casi estremi. Generalmente il TSO è dispensato anche in situazioni di minore impatto sociale dove ci sarebbe ampio spazio per un intervento più analitico e socio protettivo. Qui il Telefono Viola dovrà impegnarsi molto e con una certa efficacia.
Quindi l'esperienza anche di questi primi mesi dopo il riavvio del Telefono Viola, ci dice che alla direttrice legale si deve affiancare se non premettere, una seconda direttrice, fatta di interventi di carattere culturale. Potrebbe sembrare molto disadeguato parlare di strumenti culturali a proposito di prevenzione e contrasto del TSO nelle sue varie forme, ed invece bisognerà fare molto di più per diffondere schemi analitici non psichiatrici per comprendere i comportamenti complessi senza chiedere ai manuali della classificazione psichiatrica americana spiegazioni che non possono dare o che non sono interessati a dare. La classificazione psichiatrica anche se ridicola in molti casi resta molto pratica e comoda per imbrigliare e colpire con la malatizzazione comportamenti spiegabili in termini non psichiatrici.
Ho voluto fortemente che in questa conferenza pubblica fossero rappresentati alcuni METODI, che OLTRE QUELLO SQUISITAMENTE DIALOGICO-ANTONUCCIANO, ho conosciuto e praticato in questi anni e che ritengo analoghi e complementari, forse un domani concorrenti nella creazione di una strumentazione egualmente pratica, ma contraria alla violenza dello schema psichiatrico del normale/anormale e del malato da curare a tutti i costi, e da restituire nel migliore dei casi alla famiglia, più condizionato e più danneggiato nelle funzioni psichiche.
Oltre che in uno stress accumulato in sette anni pieni di intervento antipsichiatrico, di giorno e di notte, in una metropoli affannosa e difficile da vivere come quella romana, le ragioni del mio silenzio di questi dieci anni e più passati, sono essenzialmente da ricercare in un forte bisogno di percorrere alcuni sentieri ecologici e socio diagnostici, necessari per integrare una direttrice esclusivamente legalista sulla questione psichiatrica.
Così oggi che ho chiamato molti a "conferire", a portare a questo nuovo e rinnovato Telefono Viola il contributo della loro specifica esperienza, è giusto che inizi da me, da quello che porto dalla mia vita di questi ultimi anni, dedicati allo studio e all'organizzazione associativa. Non è questa la sede per raccontarvi tutto nei particolari. Credo e spero ne avremo altre occasioni. In breve, dalla mia esprienza vissuta con l'Istituto di Gruppoanalisi per il Sociale, rappresentato qui oggi dal suo presidente Francesco Pieroni, mi porto l'efficacia antisegregatriva di uno strumento culturale che abbiamo suggerito al Primario Girardi e agli operatori della salute mentale di Nuoro, che abbiamo chiamato "Analisi ecoantropologica dei vissuti personali".
Accanto alle solite diagnosi psichiatriche di schizofrenia, delirio paranoideo, affezione bipolare ecc., hanno cominciato ad usare l'analisi ecoantropologica, che non legittima il trattamento psichiatrico ma la regolazione ecologica e gruppo analitica. Nelle "CONFERENZE SOCIALI MENSILI" ho cominciato ad applicare con i nostri primi associati questo strumento, credo, con interesse e vantaggio.
L'altro strumento che ho sperimentato con un corso di tre anni è quello del counselling professionale basato sulla PNL, ben compatibile con l'approccio non psichiatrico di Thomas Szasz e Giorgio Antonucci, essendoci forti connessioni tra le due culture, entrambe fuori dallo schematismo della psichiatria.
Su questo potrete sentire oggi Attilio Scarponi, master di PNL e ipnosi e vice presidente LUVIS. La stessa LUVIS, da me costituita insieme con altri formatori due anni fa, unisce tutti questi approcci (ecoantropologico, gruppoanalitico, piennellistico, relazionale, con alcuni loro esponenti che sono anche i soci fondatori). Oserei aggregare a questi approcci similari quello del Centro di Relazioni Umane di Maria Rosaria d'Oronzo di Bologna e del Centro di Relazioni Umane Teseo, dell'analista e collettore di esperienze rappresentato dal "Folletto" di Mauro Massafra di Taranto e da lui stesso, del METODO GLOBALE ALLA SALUTE di MARIANO LOIACONO di Foggia, qui rappresentato dalle due esponenti D'Apolito e Procaccini, e quello della pan-antropologia, indicato da un altro importante relatore di oggi, Luigi Anepeta con la sua Lega per i Diritti degli Introversi. Per il particolare apporto di convergenza a questo interessante concentrato di "alternative" vi segnalo il costante lavoro della "socioanalisi" di Curcio e Valentino, conferito qui oggi dall'amico Nicola della Editrice Sensibili alle Foglie, che ci segue fedele in tutti i nostri convegni.
Quindi, come vedete, LA COLLABORAZIONE DI LUVIS CON IL TELEFONO VIOLA non è occasionale e strumentale, è invece coessenziale, perché dovrà sviluppare un corredo formativo e culturale importante per chi vuole operare contro la psichiatria a favore dello sviluppo libero e personale degli individui. LUVIS raccoglie anche esperienze di istituzioni contro la violenza alle donne con Carla Centioni, di teatro per gli sblocchi espressivi, con il Bertolt Brecht di Maurizio Strammati di Formia, dell'Associazione Comunità Alloggio dell'Aquilone, che con il costante monitoraggio di Salvatore Gentile, si misura con il problema dell'accoglienza del disagio ed insieme con il diritto dei ragazzi a coabitare con i comuni cittadini di Formia. Saluto con affetto i ragazzi dell'Aquilone che sono qui in mezzo a noi. Sono esperienze, tentativi reiterati, che possono essere letti con una chiave di collimanza e di convergenza non pischiatrica.
Infine, ma non per importanza, ritengo che il Telefono Viola debba misurarsi con il problema del lavoro, di tutte le forme di lavoro possibili, non da offrire direttamente ma da indicare possibilmente attraverso raggruppamenti alleati. Qui non posso non annunciarvi fin da ora l'importanza dell'intervento di Mario Monge, presidente del Consorzio di Solidarietà e Cooperazione, che ci ospita a Piazza Vittorio n. 31, cosa di cui siamo molto grati. Come anche prepararvi all'ascolto dell'amico fin dall'origine Giuseppe Bucalo, che ha dimostrato con i fatti di passare da un'antipsichiatria di principi e di critica ad una pratica socializzante ed antisegregativa con la sua Associazione Penelope.
Ora ho paura che dopo tanto silenzio, ci si aspetti un'abbondanza di risultati. Ed invece, con i piedi per terra, dobbiamo prevedere che in una questione come quella psichiatrica avremo pochi successi ma frustrazioni a iosa. Infatti, la cultura dominante resta reclusiva e preclusiva e la nostra che dovrebbe essere la più "aperta", non ostante la buona volontà e tutti gli arricchimenti possibili, resta di fatto minoritaria, elitaria, di nicchia. Magari da non aggravare con ulteriori chiusure, false accuse, frazionamenti da piccole sette, lotte ideologiche intestine, una gran confusione tra uno strumento di accesso ed utilità pubblica come deve essere il Telefono Viola ed una cellula del più radicale anarchismo!
LA NOSTRA STELLA POLARE RESTA LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO CONTRO IL TSO IN TUTTE LE SUE FORME. Per il resto, che ognuno sia libero di pensare ed architettare quel che vuole senza disprezzare e sminuire la pratica e l'esperienza dell'altro!
Qui contro questo acuto dolore per le possibili sconfitte che ancora verranno bisogna ricordare il valore insostituibile della testimonianza di liberazione che ci lascia l'opera e la instancabile narrazione di Giorgio Antonucci, comunque presente tra noi e del suo maestro Thomasz Szasz. Questi due miei costanti riferimenti mi hanno portato a conoscere un giorno Roberto Cestari, Presidente del CCDU, che saluto con affetto e con grande stima per la sua opera instancabile e intelligente di divulgazione e di serrata critica contro gli orrori brutali e sottili della psichiatria, vecchia e nuova. Mi uniscono a lui tanti bellissimi momenti di lotta come quelli del COMITATO CONTRO L'ELETTROSHOCH che costituimmo insieme negli anni 90.
Ancora insieme, tutti e diversi, ma convergenti per un più grande, un più esteso, un più incisivo, uno e dappertutto ....Telefono Viola!
Ricambio di cuore anche il saluto di Paola Minelli di Torino, del collettivo di Pisa Antonino Artaud e del Telefono Viola di Milano, con Raffaele Bonaccorsi, che non ostante le loro divergenze circa la composizione della nostra conferenza, ci hanno augurato come Telefono Viola una bella rinascita. Grazie di cuore e qui ricambio con sentimenti sinceri il caro Raffaele che spesso mi ha chiamato in questi anni di silenzio, ora sapete quanto affollato di nuove facce e di nuove esperienze, per raccontarmi di qualche TSO sventato con il loro intervento.
E, concludendo, vi presento un grande sostenitore di questa conferenza pubblica, lo psicologo antipsichiatra, Natale Adornetto. Nostro blogger professionale, riassume in sé l'identità di una drammatica vittima e insieme quella di uno scrutatore terribile della piovra psichiatrica, la nuova Vandea come dice lui. Un persona che assurge a personaggio in modo così semplice e garbato che ci lascia sbalorditi.
(AC/27.5.10)
PRESENTAZIONE DELLA CONFERENZA PUBBLICA PER LA RIPRESA
DEL TELEFONO VIOLA DI ROMA - ROMA GIOV. 27 MAGGIO 2010
di Alessio Coppola, Presidente del Telefono Viola
Ringrazio i relatori ed i coordinatori di alcuni gruppi e associazioni che hanno risposto a questo invito con un calore particolare. Era come se mi dicessero: era ora che rimettevi su questo Telefono Viola! Dovrò quindi spiegare le ragioni del silenzio passato e le parole "viola" del futuro prossimo.
Le emozioni che mi gonfiano il cuore in questi giorni sono tante. Ogni foglio che riprendo in mano del vecchio archivio del Telefono Viola, dei suoi primi anni qui a Roma, mi prende gli occhi e non li lascia facilmente andare da altre parti se non a cercare altri fogli simili con le altre tessere di un mosaico che ritenevo impallidito e perduto per sempre.
Ho provato più di una volta a formare vecchi numeri di telefono, fissi per lo più, ché di cellulari nel 1991 se ne vedevano ancora pochi se non nelle riviste specializzate e nelle mani di qualcuno più curioso e con più soldi in tasca.
E certi nomi non puoi lasciarli di nuovo lì sulla carta. Stanno in qualche modo risuscitando anche loro e li vado a cercare in carne ed ossa. Forse, penso, ci sono ancora. Così martedì mattina, dopo essermi imbattuto in un rotolone di fogli impolverato con centinaia, migliaia di firme raccolte quasi vent'anni fa contro l'elettroshock, mi sono ritrovato con i piedi di fronte all'ospedale S. Eugenio di Roma, dove un giorno di agosto del '91 stavamo raccogliendo quelle firme con i banchetti, gli striscioni ed i volantini della prima campagna in Italia contro l'uso dell'elettroshock. Eravamo ancora Centro di Ecologia Umana della Lega Per l'Ambiente.
Lì successe che un'infermiera ci venne a dire che nel reparto grandi ustionati al 10° piano ci stava un ragazzo di poco più di vent'anni, Davide, che s'era bruciato durante un TSO al Forlanini ed ora gli dovevano amputare una gamba.
Niente, non potevo più ricordare senza fare qualcosa. Ho lasciato il rotolone con le firme. Poi mi ha telefonato l'avvocato che cercava quelle firme per il processo di Mastrogiovanni (credo che l'antipsichiatria abbia un suo dio oltre che i suoi demoni ...).
Così è successo che in pcohi minuti mi sono trovato a farmi tirare dalla mia macchina su per quella via Cornelia che nel quartiere di Monte Spaccato ci aveva portato tante volte a trovare Davide dopo l'uscita dal Forlanini. Sicuro di non trovarlo, ma sicuro di doverlo cercare lo stesso, lì in quella casa su quella via che chi sa come si chiama, che però anche oggi pensavo scorre in discesa come su una scarpata. E lì ho ritrovato martedì mattina, ancora belli, corposi, intatti e sorridenti, tutti e tre Davide, Domenico il padre e Maria la madre.
Storditi dalla mia comparsa dopo 14 anni dall'ultima festa insieme nel '96. In quello stesso punto ci siamo riabbracciati dopo poche spiegazioni. Il piccolo nespolo ormai si è fatto grande e le nespole ce le ha sul serio e sono tante che si toccano da terra. Poche parole su questo convegno, molti ricordi, lo so dice Domenico è la vita che ci si mette di traverso, e giù a scivolare in quel liquore caldo dei ricordi quando sono belli e quando richiamano i momenti pieni della tua vita.
Penso proprio che nella commozione del reincontro con Davide ed i suoi cari, martedì scorso sia germogliato di nuovo il Telefono Viola. Lì dove era nato la prima volta, nel cortile di Via Pramollo dei Catalano, di fronte al moncone della gamba sinistra di Davide, ora con la sua protesi. Lì con un gruppo del CEU decidemmo di fondare il Telefono Viola contro gli abusi e le violenze psichiatriche, perché tutti i Davide incatenati dalla psichiatria potessero avere almeno una ipotesi di ascolto.
Una risposta di giustizia prima ancora di qualsiasi trattamento di cura, di diritti e di riparazione dei diritti lesi. Di segnalare ai prossimi (allora c'erano anche i dirimpettai che non capivano) che non di delirio paranoide si tratta in questi e tutti i casi ma di voci che esplodono dal di dentro dei vissuti reali e della coscienza, quindi della realtà schiettamente umana. Così i nomi strani che Davide gridava a poco a poco si seppe che erano i nomi degli psichiatri e degli infermieri che lo tenevano legato, le grida erano ancora quelle che imploravano il soccorso mentre lui prendeva fuoco per un mozzicone di sigaretta, che non si era buttato lui addosso, perché era legato. E' bello che oggi Davide sia qui di nuovo in questo nuovo inizio del Telefono Viola, ed ancora insieme con noi, per abbracciare anche questa nuova generazione del Telefono Viola!
Ora ritengo che la storia fondativa del Telefono Viola, ci riconsegni di nuovo le stesse direttrici su cui impostare un lavoro efficace di prevenzione e di contrasto dei trattamenti obbligatori, nelle forme conosciute del TSO e nelle forme peggiorative che avanzano terrorizzanti e che ci saranno spiegate dall'Avvocato del Telefono Viola Gioacchino Di Palma. "Forme terrorizzanti" dicevo, come se non bastassero quelle già in uso che a volte si abbattono senza remissione di colpi e fino praticamente all'omicidio per segregazione ed abbandono, come nel caso di Francesco Mastrogiovanni, l’”insegnante buono”morto di TSO in uno scontrollato SPDC come quello di Vallo della Lucania. Compagno che è vivo e che salutiamo attraverso le persone dei loro familiari qui presenti. VOGLIAMO SOLTANTO UNA GIUSTIZIA GIUSTA ED ESEMPLARE e ci batteremo con tutti i mezzi legali a disposizione perché il processo che inizia il 29 giugno sia sotto i riflettori nostri e dell'Italia intera.
Una prima direttrice senza la quale il Telefono Viola non può esistere è quella della difesa legale dei diritti delle persone che sono in contenzione psichiatrica o che rischiano di caderci. Le leggi ci lasciano ancora poco margine di intervento, ma non è vero che di fronte a casi evidenti di lesioni della dignità e dei diritti civili della persona umana non ci sia possibilità di ricorso legale. Con soddisfazione infatti abbiamo sperimentato con gli avvocati la possibilità non solo di interrompere il TSO con intervento presso il giudice competente, ma anche, in alcuni casi, di interrompere la condizione di obbligatorietà ai trattamenti presso il CSM.
Questo tipo d'intervento ha successo soprattutto quando siamo di fronte alle prime incursioni della psichiatria costrittiva nella vita di una persona, e quando l'impatto sociale del comportamento non è particolarmente impegnativo. Infatti anche se va tentato tutto per contrastarlo, è molto difficile e complesso evitare il TSO od interromperlo, con interventi legali, quando vi sono stati di forte aggressività contro terzi e contro se stessi.
E questo non perché questi casi giustifichino l'applicazione del codice psichiatrico, ma perché ancora non esiste una possibilità di intervento regolatore della forza che non sia anche accompagnato con gli strumenti della costrizione psichiatrica: iniezioni, legatura al letto, saturazione psicofarmacologica. In certi casi sarebbe da auspicare un uso della forza pubblica con stati di detenzione provvisoria senza la psichiatria di mezzo.
Ricordo sempre la storia di un TSO evitato nel 94 in accordo con i carabinieri di un paesino vicino Formia che si tennero dietro mia insistenza telefonica un ragazzo in caserma per tutta la notte, cercando di capirlo nelle sue ragioni e di dissuaderlo dal lanciare coltelli ai genitori. Più marescialli, magari formati dal Telefono Viola, potrebbero evitare una montagna di TSO! E poi sul fronte dei suicidi, altra fonte sicura di TSO in caso di tentativi infruttuosi, non esiste nella cultura sociale il rispetto di una volontà certa di suicidio che non sia interpretata come una malattia da curare a tutti i costi.
I Seneca di una volta oggi non sarebbero filosofi rispettati, ma malati di mente braccati, legati e curati con la forza come i poveri cristi che vogliono farla finita. Ma questi sono casi estremi. Generalmente il TSO è dispensato anche in situazioni di minore impatto sociale dove ci sarebbe ampio spazio per un intervento più analitico e socio protettivo. Qui il Telefono Viola dovrà impegnarsi molto e con una certa efficacia.
Quindi l'esperienza anche di questi primi mesi dopo il riavvio del Telefono Viola, ci dice che alla direttrice legale si deve affiancare se non premettere, una seconda direttrice, fatta di interventi di carattere culturale. Potrebbe sembrare molto disadeguato parlare di strumenti culturali a proposito di prevenzione e contrasto del TSO nelle sue varie forme, ed invece bisognerà fare molto di più per diffondere schemi analitici non psichiatrici per comprendere i comportamenti complessi senza chiedere ai manuali della classificazione psichiatrica americana spiegazioni che non possono dare o che non sono interessati a dare. La classificazione psichiatrica anche se ridicola in molti casi resta molto pratica e comoda per imbrigliare e colpire con la malatizzazione comportamenti spiegabili in termini non psichiatrici.
Ho voluto fortemente che in questa conferenza pubblica fossero rappresentati alcuni METODI, che OLTRE QUELLO SQUISITAMENTE DIALOGICO-ANTONUCCIANO, ho conosciuto e praticato in questi anni e che ritengo analoghi e complementari, forse un domani concorrenti nella creazione di una strumentazione egualmente pratica, ma contraria alla violenza dello schema psichiatrico del normale/anormale e del malato da curare a tutti i costi, e da restituire nel migliore dei casi alla famiglia, più condizionato e più danneggiato nelle funzioni psichiche.
Oltre che in uno stress accumulato in sette anni pieni di intervento antipsichiatrico, di giorno e di notte, in una metropoli affannosa e difficile da vivere come quella romana, le ragioni del mio silenzio di questi dieci anni e più passati, sono essenzialmente da ricercare in un forte bisogno di percorrere alcuni sentieri ecologici e socio diagnostici, necessari per integrare una direttrice esclusivamente legalista sulla questione psichiatrica.
Così oggi che ho chiamato molti a "conferire", a portare a questo nuovo e rinnovato Telefono Viola il contributo della loro specifica esperienza, è giusto che inizi da me, da quello che porto dalla mia vita di questi ultimi anni, dedicati allo studio e all'organizzazione associativa. Non è questa la sede per raccontarvi tutto nei particolari. Credo e spero ne avremo altre occasioni. In breve, dalla mia esprienza vissuta con l'Istituto di Gruppoanalisi per il Sociale, rappresentato qui oggi dal suo presidente Francesco Pieroni, mi porto l'efficacia antisegregatriva di uno strumento culturale che abbiamo suggerito al Primario Girardi e agli operatori della salute mentale di Nuoro, che abbiamo chiamato "Analisi ecoantropologica dei vissuti personali".
Accanto alle solite diagnosi psichiatriche di schizofrenia, delirio paranoideo, affezione bipolare ecc., hanno cominciato ad usare l'analisi ecoantropologica, che non legittima il trattamento psichiatrico ma la regolazione ecologica e gruppo analitica. Nelle "CONFERENZE SOCIALI MENSILI" ho cominciato ad applicare con i nostri primi associati questo strumento, credo, con interesse e vantaggio.
L'altro strumento che ho sperimentato con un corso di tre anni è quello del counselling professionale basato sulla PNL, ben compatibile con l'approccio non psichiatrico di Thomas Szasz e Giorgio Antonucci, essendoci forti connessioni tra le due culture, entrambe fuori dallo schematismo della psichiatria.
Su questo potrete sentire oggi Attilio Scarponi, master di PNL e ipnosi e vice presidente LUVIS. La stessa LUVIS, da me costituita insieme con altri formatori due anni fa, unisce tutti questi approcci (ecoantropologico, gruppoanalitico, piennellistico, relazionale, con alcuni loro esponenti che sono anche i soci fondatori). Oserei aggregare a questi approcci similari quello del Centro di Relazioni Umane di Maria Rosaria d'Oronzo di Bologna e del Centro di Relazioni Umane Teseo, dell'analista e collettore di esperienze rappresentato dal "Folletto" di Mauro Massafra di Taranto e da lui stesso, del METODO GLOBALE ALLA SALUTE di MARIANO LOIACONO di Foggia, qui rappresentato dalle due esponenti D'Apolito e Procaccini, e quello della pan-antropologia, indicato da un altro importante relatore di oggi, Luigi Anepeta con la sua Lega per i Diritti degli Introversi. Per il particolare apporto di convergenza a questo interessante concentrato di "alternative" vi segnalo il costante lavoro della "socioanalisi" di Curcio e Valentino, conferito qui oggi dall'amico Nicola della Editrice Sensibili alle Foglie, che ci segue fedele in tutti i nostri convegni.
Quindi, come vedete, LA COLLABORAZIONE DI LUVIS CON IL TELEFONO VIOLA non è occasionale e strumentale, è invece coessenziale, perché dovrà sviluppare un corredo formativo e culturale importante per chi vuole operare contro la psichiatria a favore dello sviluppo libero e personale degli individui. LUVIS raccoglie anche esperienze di istituzioni contro la violenza alle donne con Carla Centioni, di teatro per gli sblocchi espressivi, con il Bertolt Brecht di Maurizio Strammati di Formia, dell'Associazione Comunità Alloggio dell'Aquilone, che con il costante monitoraggio di Salvatore Gentile, si misura con il problema dell'accoglienza del disagio ed insieme con il diritto dei ragazzi a coabitare con i comuni cittadini di Formia. Saluto con affetto i ragazzi dell'Aquilone che sono qui in mezzo a noi. Sono esperienze, tentativi reiterati, che possono essere letti con una chiave di collimanza e di convergenza non pischiatrica.
Infine, ma non per importanza, ritengo che il Telefono Viola debba misurarsi con il problema del lavoro, di tutte le forme di lavoro possibili, non da offrire direttamente ma da indicare possibilmente attraverso raggruppamenti alleati. Qui non posso non annunciarvi fin da ora l'importanza dell'intervento di Mario Monge, presidente del Consorzio di Solidarietà e Cooperazione, che ci ospita a Piazza Vittorio n. 31, cosa di cui siamo molto grati. Come anche prepararvi all'ascolto dell'amico fin dall'origine Giuseppe Bucalo, che ha dimostrato con i fatti di passare da un'antipsichiatria di principi e di critica ad una pratica socializzante ed antisegregativa con la sua Associazione Penelope.
Ora ho paura che dopo tanto silenzio, ci si aspetti un'abbondanza di risultati. Ed invece, con i piedi per terra, dobbiamo prevedere che in una questione come quella psichiatrica avremo pochi successi ma frustrazioni a iosa. Infatti, la cultura dominante resta reclusiva e preclusiva e la nostra che dovrebbe essere la più "aperta", non ostante la buona volontà e tutti gli arricchimenti possibili, resta di fatto minoritaria, elitaria, di nicchia. Magari da non aggravare con ulteriori chiusure, false accuse, frazionamenti da piccole sette, lotte ideologiche intestine, una gran confusione tra uno strumento di accesso ed utilità pubblica come deve essere il Telefono Viola ed una cellula del più radicale anarchismo!
LA NOSTRA STELLA POLARE RESTA LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO CONTRO IL TSO IN TUTTE LE SUE FORME. Per il resto, che ognuno sia libero di pensare ed architettare quel che vuole senza disprezzare e sminuire la pratica e l'esperienza dell'altro!
Qui contro questo acuto dolore per le possibili sconfitte che ancora verranno bisogna ricordare il valore insostituibile della testimonianza di liberazione che ci lascia l'opera e la instancabile narrazione di Giorgio Antonucci, comunque presente tra noi e del suo maestro Thomasz Szasz. Questi due miei costanti riferimenti mi hanno portato a conoscere un giorno Roberto Cestari, Presidente del CCDU, che saluto con affetto e con grande stima per la sua opera instancabile e intelligente di divulgazione e di serrata critica contro gli orrori brutali e sottili della psichiatria, vecchia e nuova. Mi uniscono a lui tanti bellissimi momenti di lotta come quelli del COMITATO CONTRO L'ELETTROSHOCH che costituimmo insieme negli anni 90.
Ancora insieme, tutti e diversi, ma convergenti per un più grande, un più esteso, un più incisivo, uno e dappertutto ....Telefono Viola!
Ricambio di cuore anche il saluto di Paola Minelli di Torino, del collettivo di Pisa Antonino Artaud e del Telefono Viola di Milano, con Raffaele Bonaccorsi, che non ostante le loro divergenze circa la composizione della nostra conferenza, ci hanno augurato come Telefono Viola una bella rinascita. Grazie di cuore e qui ricambio con sentimenti sinceri il caro Raffaele che spesso mi ha chiamato in questi anni di silenzio, ora sapete quanto affollato di nuove facce e di nuove esperienze, per raccontarmi di qualche TSO sventato con il loro intervento.
E, concludendo, vi presento un grande sostenitore di questa conferenza pubblica, lo psicologo antipsichiatra, Natale Adornetto. Nostro blogger professionale, riassume in sé l'identità di una drammatica vittima e insieme quella di uno scrutatore terribile della piovra psichiatrica, la nuova Vandea come dice lui. Un persona che assurge a personaggio in modo così semplice e garbato che ci lascia sbalorditi.
(AC/27.5.10)
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