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lunedì 31 maggio 2010

Atti Conferenza - Adornetto


Natale Adornetto – Esiste una psichiatria non costrittiva?

Per entrare nel vivo dell'argomento, mi è necessario introdurre un argomento fondamentale. Si faccia attenzione però. Quest'argomento non è introduttivo. Ciò che ora descriverò, fa parte del mio discorso sull'esistenza o meno di una psichiatria non costrittiva.
Si crede che lo psichiatra sia la persona che ha fatto un certo percorso di studi, o chi opera come psichiatra grazie all'attestato ricevuto. Ciò non è vero. Psichiatra non è soltanto colui o colei che ha fatto gli specifici studi. Psichiatra è ogni persona che ha la mentalità psichiatrica.
Questo concetto della mentalità psichiatrica, è un discorso che porto avanti da qualche anno. Cosa intendo con mentalità psichiatrica e con persone con mentalità psichiatrica? Mi riferisco alle persone che hanno il brutto vizio di catalogare, di incasellare gli altri in qualcosa, di controllare, di dir agli altri ciò che devono fare, di decidere per gli altri cosa è bene e male per loro. Le persone con mentalità psichiatrica sono quelle che pensano che sei fuori di testa se dici o fai qualcosa che non rientra nei loro rigidi e striminziti canoni, sono quelle che pensano a vendicarsi e a punire.
Da qui alla diagnosi, il passo non è breve, ma è tutt'uno, specie se l'altro in un qualsiasi modo si oppone o rigetta l'essere catalogato, se rifiuta lo stigma.
La mentalità psichiatrica è quella che porta le persone a dirti che sei malato e che hai bisogno di curarti, che le porta a dirti che devi andare dallo psichiatra, il quale ha la “soluzione” e ti “aiuterà”.
A questo punto si capisce facilmente che psichiatra è anche l'infermiere, il familiare, l'amico, il medico di base, lo psicologo, il prete, il poliziotto, l'impiegato, il fattorino, ecc., ecc., ecc.
Quando una persona presa di mira dagli altri, si sente dire in continuazione che non ci sta con la testa, che ha qualche patologia, che ha bisogno dello psichiatra, ecc., non mi pare che la vita di questa persona possa andar bene. Difatti, si trova in questa condizione. O è costretto, se non va dallo psichiatra, a sentirsi dire in continuazione tutte queste cose, ad essere accerchiato ed assillato, oppure cede e va dallo psichiatra. Ma quest'ultima può essere considerata “libera scelta”? Non credo proprio. Il più delle volte poi la persona bersagliata va dallo psichiatra e prende gli psicofarmaci solamente per accontentare qualcuno a cui vuole bene.
Cosa succede quando la persona va dallo psichiatra? Lo psichiatra troverà sempre qualche diagnosi da accollare al malcapitato. Questo è il suo compito, così come la sua ragione di esistere è quella di smerciare psicofarmaci a più non si può. Quindi, diagnosi e prescrizione di psicofarmaci.
La persona che va dallo psichiatra ha la possibilità di esporre le sue ragioni? No. Ha la possibilità di negoziare sulla sua presunta malattia mentale e sull'assunzione di psicofarmaci? No.
Il malcapitato, o la malcapitata, si trova davanti una persona che sentenzia sulla sua mente, che la convince che ha una malattia mentale e a cui vien detto, creandogli lo spauracchio, che se non prende gli psicofarmaci il suo stato mentale si aggrava.
C'è da chiedersi quindi se vi è veramente una libera scelta da parte del malcapitato, c'è da chiedersi se questa non è costrizione.
Anche quando non dovesse esserci la situazione da me descritta prima in cui qualcuno assilla il malcapitato dicendogli di curarsi, ci pensa lo psichiatra o la psichiatra a rendere coercitivo il tutto.
Poi, può darsi che non ci sia pressione iniziale verso una persona, ma poi questa pressione c'è dopo la sentenza “divina” dello psichiatra. “Curati, curati, prendi le pillole, fai quello che dice lo psichiatra”. E in ciò gli psichiatri sono molto astuti e diabolici; cercano, infatti, sempre la complicità dei familiari.
Infine, qui dico un ultimo punto importante. Gli psicofarmaci vengono così chiamati, ma sono delle droghe, delle droghe in ogni senso, con effetti psicoattivi, e debilitanti, sul cervello. E come ogni droga, dà assuefazione e dipendenza. Conseguentemente, una volta iniziata l'assunzione di psicofarmaci, si diviene dipendenti e subentra la necessità dell'assunzione coatta – pena le crisi di astinenza. L'assunzione di psicofarmaci richiama (dipendenza fisica, chimica e mentale) l'altra assunzione di psicofarmaci, e così via, dentro la spirale di un girone infernale.
Ci si chieda quindi se nel globale questa non è una psichiatria costrittiva. La mia conclusione è che non esiste una psichiatria non costrittiva: la psichiatria è tutta costrittiva, la psichiatria è in sé costrizione.

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