INFORMAZIONI GENERALI
QUESTO E’ IL BLOG DI TELEFONO VIOLA, ASSOCIAZIONE DI VOLONTARIATO SENZA FINE DI LUCRO. IL SUO OPERATO SI BASA SULLE IDEE E SULLE PRATICHE DI GIORGIO ANTONUCCI E DI THOMAS SZASZ. NASCE A ROMA IL 22 OTTOBRE DEL 1991, FONDATA DA ALESSIO COPPOLA, ALLORA PRESIDENTE DEL CEU, CENTRO DI ECOLOGIA UMANA. SI DICHIARA PER LA SOLIDARIETÀ SOCIALE E CONTRO GLI ABUSI, LE COERCIZIONI E LE VIOLENZE DELLA PSICHIATRIA COMUNQUE E DOVUNQUE SI MANIFESTINO. LA SUA SEDE LEGALE E’ PRESSO IL CESV, IN VIA LIBERIANA 17 - 00185 ROMA. LA SUA SEDE OPERATIVA (PER INCONTRI E COLLOQUI CONCORDATI) E' IN VIALE MANZONI 55 (METRO MANZONI) PER GENTILE OSPITALITA DELLA FEDERAZIONE COBAS. CHI VUOLE CONSIGLI PER DIFENDERSI O DENUNCIARE ABUSI PSICHIATRICI PUÒ ANCHE TELEFONARE DAL LUNEDI’ AL VENERDI’ AL NUMERO 06. 59 60 66 30 (SEGRETERIA IN RIPRISTINO A PARTIRE DAL GIORNO 22 OTTOBRE ‘12, GIORNO DEL NOSTRO VENTUNESIMO ANNIVERSARIO). SI PUÒ AFFIDARE UN APPUNTO ALLA SEGRETERIA CON I PROPRI DATI, PER ESSERE RICHIAMATI APPENA POSSIBILE. COSA PUO’ FARE IL TELEFONO VIOLA? ATTUALMENTE POSSIAMO OFFRIRE UN ORIENTAMENTO SULLA QUESTIONE PSICHIATRICA, CHE CI DERIVA DALL’ESPERIENZA DEI NOSTRI CONSULENTI E COLLABORATORI, E CHE SERVE SOPRATTUTTO A PREVENIRE E CONTRASTARE IL PIU’ POSSIBILE I TRATTAMENTI SANITARI OBBLIGATORI (TSO). INFATTI, IL TSO E LE SUE FORME INDIRETTE SONO LE PRATICHE PSICHIATRICHE VINCOLANTI DOVE PIU' SI VERIFICANO GLI ABUSI DELLA PSICHIATRIA. GLI ASCOLTI TELEFONICI, I COLLOQUI E I CONSIGLI OFFERTI DALL’ASSOCIAZIONE SONO GRATUITI. (LA DIFESA LEGALE DA NOI EVENTUALMENTE CONSIGLIATA E’ A SPESE DELL’UTENTE). DOPO VENT’ANNI RESTIAMO UN’ ORGANIZZAZIONE CHE SI BASA SUL LAVORO VOLONTARIO E GRATUITO DI POCHI SOCI. PER ESSERE PIU' EFFICIENTI ABBIAMO BISOGNO DI AIUTO DAI NOSTRI UTENTI E SIMPATIZZANTI. PER SOTTOSCRIZIONI E DONAZIONI (UNICA FONTE DI SOSTEGNO) USARE IL CONTO CORRENTE POSTALE N° 6087021 INTESTATO A TELEFONO VIOLA. PER BONIFICI BANCARI USARE IL CODICE IBAN IT04 W076 0103 2000 0000 6087 021 (CIN W; ABI 07601; CAB 03200; N. CONTO 000006087021). SI POSSONO VERSARE SUL CONTO CORRENTE ANCHE PICCOLE SOMME DI /5/10 EURO, PER COPRIRE LE SPESE DI SEGRETERIA TELEFONICA (IN MEDIA LA SPESA PER NOI E’ DI 2 EURO PER OGNI CHIAMANTE CHE CHIEDE UN CONTATTO). IN CASO DI CRISI DI SOSTEGNO NON POSSIAMO GARANTIRE LE TELEFONATE SUI CELLULARI. IL BILANCIO DELL’ASSOCIAZIONE E’ PUBBLICATO SUL BLOG E SUL SITO. NOTA. INVITIAMO TUTTI GLI INTERESSATI A INTERLOQUIRE CON QUESTO BLOG E CON LA PAGINA FACEBOOK (TELEFONO VIOLA) CON SPIRITO SOLIDALE E COSTRUTTIVO. SI AVVISA CHE PER EVITARE PERICOLOSE CONFUSIONI, IL TELEFONO VIOLA NON RICONOSCE E DIFFIDA ALTRI ORGANISMI CHE USINO IL SUO NOME SENZA ADESIONE AL SUO STATUTO E FUORI DA ACCORDI E DELEGHE SPECIFICI. (Testo aggiornato al 25 novembre 2012)

giovedì 29 marzo 2012

Matrogiovanni: Udienza del 27 marzo. Un libero commento di A. C.

Processo Mastrogiovanni

Udienza del 27 marzo 2012

UN CASO DRAMMATICO DI AGITAZIONE PSICOMOTORIA DEGLI PSICHIATRI

Commento di Alessio Coppola, presidente di Telefono Viola

(presente all’udienza insieme con l’Avv. Gioacchino di Palma)



Ieri, nel corso dell’udienza tenutasi a Vallo della Lucania, sono stati interrogati il Dott. Michele Di Genio, Direttore del Dipartimento da cui dipendeva anche l’ SPDC di Vallo della Lucania ed il Dott. MDP, psichiatra responsabile delle cure (…cure?...) praticate all’insegnante Mastrogiovanni nella notte tra il 31 ed il 1° Agosto.

-          Il primo si è mostrato distaccato, infastidito, scocciato, e, direbbero in psichiatria, “dissociato dal suo stesso ruolo” e bisognoso di urgenti trattamenti antidepressivi. Gli domandano: “Ma Lei era in ferie” ? Risponde: “No”. Dopo un po’ gli richiedono: Ma Lei, Direttore, era in ferie? Risponde “Si”. Ma insomma dottore era o non era in ferie, risponda semplicemente con un Si o un No ? Risponde “Si e No”. Lo sapeva e lo decideva solo lui…  Ma cosa dobbiamo pensare di uno cosi ? Ci tiene anche a dire che alla prima fugace visita di pochi secondi “Mastrogiovanni lo riconobbe e gli diede anche la mano”. Questo direttore ci vorrebbe forse far credere che lui a Mastrogiovanni lo ha pure confortato? Peccato che si è fermato solo per 10 secondi al capezzale di Francesco, perché altrimenti avrebbe sentito certamente anche le parole di quest’ultimo: “Bravo direttore, qua la mano, quanto è buono Lei che mi tiene qui al guinzaglio come un cane! Vada avanti così ancora per una ottantina di ore e poi vedrà come sarò guarito e la ringrazierò”. Gli domandano ancora: Direttore, ma lei sapeva quali cure davano al paziente? Risponde: “No, mi fido ciecamente del mio delegato il dottor Barone” (che sentiremo forse la prossima udienza, Ndr).

-           Il secondo dottore ci ha tenuto per quasi un’ora col fiato sospeso, visto che sudava,  sbavava dalla bocca, non aspettava nemmeno le domande. Faceva tutto da solo. Si domandava e si rispondeva. Un vero fiume in piena. Caso evidente, direbbero sempre in psichiatria (con il fidato DSM IV sotto il braccio), di persona affetta da “agitazione psicomotoria, in crisi logorroica, con spunti maniacali ed in evidente stato di ansia”.

Noi, da comuni mortali, comprendiamo che fosse agitato seduto su quella scomoda sedia e nella scomoda veste di imputato. Comunque confermiamo,  il dottore era veramente fuori controllo. Neppure le domande della Presidente, Dott.ssa Garzo, riuscivano a “sedarlo”. Guardo gli avvocati e il pubblico, tutti allibiti e quasi preoccupati per quel fiume in piena, o meglio in piena acuzie di crisi distonica con sovraccarico di  ansia del tutto “fuori luogo”. Lo sconcerto è generale.

Per sua fortuna nessuno dei colleghi psichiatri presenti in aula, pensa di comminargli un TSO. Eppure per un attimo, solo per un attimo, ho pensato: “forse 83 ore di contenzione continua potrebbero calmarlo” - Ovviamente tutto per il suo bene, per la sua tranquillità, ed al solo fine di “stabilizzarlo” (come direbbe lui stesso e qualunque psichiatra).

Ma torniamo al Direttore del Dipartimento.

Continuo a seguire sempre i miei pensieri, ed in applicazione della vecchia “legge del contrappasso” ipotizzo la somministrazione di un bel “buffet misto di prozac e di elettroshock”,  ovviamente sempre per il suo bene, per curarlo dalla sua apatia, dargli una smossa, fargli capire una buona volta, e perché appare necessario (come dicono loro per ogni caso di TSO) la gravità della sua assenza continua dal reparto, di fronte a una così chiara emergenza come quella rappresentata dal caso di Francesco Mastrogiovanni legato per 83 ore continuative ad un letto del suo reparto.

Accidenti, seguendo i miei pensieri stavo dimenticando che Francesco Mastrogiovanni era “in uno stato continuo e perenne di agitazione psicomotoria”. Proprio come quella del suo dottore, che ora continua a parlarsi addosso, affastellando concetti medici, valutazioni personali e giudizi sempre indiscutibili (ma loro in questo sono dei veri maestri).

Continua l’esame del secondo dottore. Siamo passati ai sedativi somministrati a Francesco Mastrogiovanni. Gli chiedono: Dottore ma perché, la prima notte, ha tolto la fiala di entumin al paziente? Risponde che da un suo calcolo presunto (o approssimativo?) il paziente da mezzogiorno, ora di arrivo in reparto, tra benzodiazepine e neurolettici, aveva avuto già 10 iniezioni (dieci!!!). Ma come dieci, abbiamo sentito bene? Si dieci, due di EN, 2 di Trimeton, 1 di Entumin, e fanno cinque; poi altre due di Entumin come la prescrizione e stiamo a sette. E le altre tre dottore? Le altre tre, devo presumere che glie le abbiano fatte la mattina… sul territorio (dicesi “territorio”, per la psichiatria rappresentata a Vallo, un insieme di braccaggi e siringamenti del “paziente mostro”, inseguito tra il CSM di zona e la caccia libera fin sulla spiaggia di Acciaroli!!! NDR). E fanno dieci! E dato che anche il dottore agitato ammette che l’effetto sedativo e neurolettico può durare vari giorni, non solo uno, allora ne deduco che QUESTI SIGNORI HANNO UN RAPPORTO DIRETTO DI RESPONSABILITA’ CON LA MORTE DELL’INSEGNANTE MASTROGIOVANNI, FIN DAL PRIMO GIORNO DI PRIGIONIA PSICHIATRICA.

Comunque, in questa udienza abbiamo visto il risveglio del PM. Ebbene si, il Pubblico Ministero, forse a causa dei primi refoli di primavera, si sveglia dal suo torpore e pone domande importanti ed insidiose.

 Vorremmo dire però che la vera pubblica accusa questa volta è, e sarà quella delle centinaia, migliaia di persone psichiatrizzate contro la loro volontà, detenute in TSO, senza processo e senza difesa legale PREVENTIVA, terrorizzati da questi signori dalla sedazione facile ed a oltranza, che vedono il loro operato avallato da Sindaci (spesso) ignoranti in materia, cosi come da Giudici che credono e si fidano di questi nuovi stregoni, capi in fila di questa pseudoscienza della contenzione chimica, fisica o meccanica.

-          Mi domando:

Ma questi signori che firmano ordinanze e convalide, sono mai entrati in un reparto di psichiatria ? Dove si muore, perché per “stabilizzare” un paziente, lo si lega a letto per 83 ore continuative?

-          Mi rispondo :

Penso proprio di no.

Allora, mi confermo nelle mie convinzioni. Il “Trattamento Sanitario Obbligatorio”, principe della psichiatria di tutti i tempi, da quella manicomiale a quella dei reparti e delle comunità protette, DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE DICHIARATO INCOSTITUZIONALE, perché getta le persone umane in balia di piccoli e feroci dittatori del corpo e dell’anima altrui, che si arrogano il potere di capire cosa, e chi è anormale, fino al punto di annientarlo. Dobbiamo fare ancora molta strada, ma io spero incessantemente che vi siano sempre più psichiatri, medici come Giorgio Antonucci, che si ribellino a queste pratiche vessatorie, offensive, disonoranti, oltraggiose della dignità, e … mortali. E ci ispirino una cultura dell’ analisi umana e della tolleranza della diversità.

martedì 20 marzo 2012

Processo Mastrogiovanni: La faccia buona della psichiatria...


Sul Processo Mastrogiovanni a Vallo della Lucania

Ribaltamento della strategia difensiva degli psichiatri nell’udienza del 13 marzo 2012.

Non ritengo casuale il ribaltamento che c’è stato nella scorsa udienza del 13 marzo da parte dei consulenti della difesa (difesa dei 6 psichiatri e 12 infermieri imputati nel processo per la morte di Francesco Mastrogiovanni). Certamente una parte di tale innovazione di strategia difensiva è dovuta a una particolare bravura e aggressività professionale, mostrata in modo molto brillante dagli avvocati di parte civile (più sobrio e insidioso l’Avv. Di Palma di Telefono Viola, più insistente e mordace l’Avv. Capano, più scolastica quella dell’Avv. Caterina Mastrogiovanni, che sta svolgendo, con molta accortezza e sin dall’inizio tutta l’accusa). Un’altra ragione di questo cambiamento però è dovuta alla necessità di rappresentare nel processo anche un lato più “buono e democratico” della psichiatria. Il consulente della difesa Prof. Dott. Fiore infatti, su cui potreste sentire su You Tube l’ottima cronaca con interviste condotta da Luigi Pastore (www.unotvweb.it) ha rappresentato anche il lato umano dei trattamenti psichiatrici, che sarebbero improntati al dialogo col paziente, se potessero restare nell’ambito “salottiero come in TV”, oppure nella psichiatria del territorio (nei CSM) dove, quasi per principio, si cerca di dare solidarietà ai malati. Il problema vero, dice Fiore, è quando siamo di fronte ai malati veri, a quelli gravi. E qui la psichiatria è quella “vera, reale e materiale” che si fa nei reparti ospedalieri. Qui, sembra dire, non ci si può trastullare…  E quando siamo di fronte ai malati gravi? Quando la crisi “psicomaniacale” o “bipolare” o il “disturbo schizofrenico” diventa “un disturbo delirante in paranoico acuto”, come lui pensa sia successo nelle “acuzie” di Francesco Mastrogiovanni. E questo quando lo sappiamo? come e quando si fanno queste, chiamiamole pure, diagnosi? Vanno fatte prima delle terapie giusto? No, dice Fiore, “le diagnosi si fanno dopo, non prima, si fanno col paziente”. Bello e truffaldino insieme, perché questo spiega, secondo lui la variazione a cui spesso va incontro la stessa diagnosi, per cui un bipolare, può diventare uno schizofrenico, un dissociato acuto può diventare un delirante paranoide, e via di questo passo. A controbilanciare questa indiretta stigmatizzazione del “malato grave Mastrogiovanni”, necessaria comunque a giustificare il prolungato TSO fisico-meccanico e farmacologico, il consulente “buono” degli psichiatri accusati, rende quasi un tributo al “personaggio” Mastrogiovanni, sembrando quasi un suo seguace, ne rivendica il fascino per “l’intelligenza”, la “solarità”, la “ricchezza delle idee”, lo “spirito libertario”. Però, cari miei, concesso questo, non facciamo  troppo salotto…  C’è un tempo per il salotto, e lo scambio delle ricche idee in libertà, ma c’è poi la necessità dei trattamenti sanitari, con il loro apparato costrittivo. Dottore, gli si chiede, si poteva fare a meno della sedazione? Qui Fiore si smarca rispondendo “non sono in grado di rispondere”. Gli si chiede ancora ma esiste una contenzione preventiva? Risponde “non si spiegherebbe. Considero la contenzione un errore al pari degli altri”. Ma lei cosa pensa sul problema della causalità della contenzione rispetto alla morte improvvisa che sarebbe intervenuta dopo 82 ore di bloccaggio al letto? No, non vi è causalità alcuna. Allora? Allora Il Dott. Fiore tira fuori l’escogitato già usato dai consulenti dell’udienza precedente, quelli della faccia feroce della psichiatria, quando -“deus ex maquina”- dovendo salvare e spiegare le loro diagnosi ballerine, i bloccaggi ininterrotti per tenere sotto controllo “il mostro” che veniva fuori dalla “troppa intelligenza”, dalla “solarità”, dalla “voglia di libertà” di Mastrogiovanni, la “morte improvvisa” si può spiegare e correlare al ruolo svolto dal farmaco (Entumin). Lo si può leggere anche nel bugiardino, e via a leggere la stessa pagina delle controindicazioni dell’Entumin, così come aveva già fatto il consulente interrogato nella scorsa udienza. Qui le strategie, quelle della faccia crudele e della faccia buona della psichiatria, si uniscono. Non è che alla fine ci sarà stata solo un po’ di imperizia per l’uso prolungato dell’Entumin? Magari a questo punto loro non c’entrano, bisognerà prendersela al massimo con la casa farmaceutica che produce quel potente ed a volte mortale neurolettico (però ricordate che ad acuzie gravi si risponde con “bastonate” gravi, chiaro?), senza prendersela con un intero reparto di psichiatria. E qui, sinceramente, per quanto io non capisca molto di ruoli giudiziari, aumenta lo sconcerto per quanto si va affermando.

Assistendo alle udienze, di fronte all’atteggiamento inerte del Pubblico Ministero mi domando anche: “Ma cosa deve fare la Pubblica accusa ?” L’Avvocato Di Palma mi risponde che deve, appunto, sostenere l’accusa formulata, e la mia perplessità aumenta esponenzialmente. Il Pubblico Ministero non sembra molto calato nel ruolo, non interviene mai, non sostiene nulla di quanto scritto dai suoi consulenti, sembra quasi non partecipare. Evidentemente capisco veramente poco di strategie processuali e non vorrei essere troppo ansioso, però mi aspetto a questo punto ardentemente, che anche il PM, in mezzo a tanti avvocati di parte civile che stanno sostenendo l’accusa, qualche intervento e/o domanda a chiarimento la faccia pure lui. Una domanda però mi permetto di suggerirla io. Come è stato possibile che un Basaglia e un Giorgio Antonucci, abbiano slegato e liberato tante persone, dopo decine di anni di contenzione nei manicomi, solo e sottolineo “SOLO”, con il dialogo e l’integrazione sociale.

Le due facce della psichiatria che ci vengono presentate dai consulenti della difesa, quella salottiera “buona e democratica” e l’altra, quella operativa che si fa nei reparti ospedalieri, necessariamente “vera, reale, materiale, aggressiva”, non mi convincono. Hanno portato a morte certa (altro che improvvisa), una delle migliori intelligenze, uno dei più amati insegnanti, un vulcano di idee, un campione di libertà come Francesco Mastrogiovanni.

 Questa è la mia pubblica accusa!
Alessio Coppola, Presidente di “Telefono Viola” (contro gli abusi e le violenze psichiatriche)

Seconda Conferenza Sociale di Telefono Viola - Anno 2012

Seconda Conferenza Sociale di Telefono Viola - Anno 2012

INVITO

Giovedì 29 marzo 2012 ci riuniremo nella seconda conferenza sociale di Telefono Viola dell’anno in corso. L’orario è dalle 16, con conclusione prevista per le 18,30. L’indirizzo è lo stesso della prima conferenza: Via Liberiana 17 00185 (sede legale di Telefono Viola) presso il CESV Regionale del Lazio, vicino Termini, adiacente a Basilica di S. Maria Maggiore.

I temi proposti alla comunicazione e discussione sono:

1) Come va (e come vogliamo che finisca) il processo alla psichiatria di Vallo della Lucania per la morte dell’insegnante Francesco Mastrogiovanni dopo 82 ore di contenzione e di abbandono. Contiamo di avere la partecipazione dell’Avvocato Gioacchino Di Palma che sta seguendo tutte le udienze del processo;

2) Qual è l’approccio seguito da Telefono Viola nella contestazione, a volte con esito positivo, di trattamenti sanitari obbligatori sotto varie forme comminati. Importanza di avere segnalazioni le più complete possibili, come previsto dalla scheda del segnalante, pubblicata sulla pagina di Facebook e ora postata anche sul blog;

3) Ampliamento delle  consulenze legali e psicologiche con condizioni economiche sostenibili. Discussione circa l’ipotesi della pubblicazione di Elenchi “virtuosi” di professionisti e gruppi di auto aiuto;

4) Situazioni ed esperienze esposte di o da partecipanti su cui attivare possibili soluzioni o miglioramenti.

5) Come garantire un maggiore sostegno a Telefono Viola.



Invitiamo alla conferenza sociale i soci e i sostenitori di Telefono Viola, come anche i pazienti e loro familiari in cerca di un aiuto rispettoso della libertà personale.



Roma, 20 marzo 2012



Alessio Coppola, Presidente di Telefono Viola



Nota: E’ gradito un preavviso di partecipazione, inviando il proprio nominativo a telviolaroma@yahoo.it.






venerdì 16 marzo 2012

Le due psichatrie contro Mastrogiovanni

Processo Mastrogiovanni a Vallo della Lucania

Ribaltamento della strategia difensiva degli psichiatri nell’udienza del 13 marzo 2012.

Non ritengo casuale il ribaltamento che c’è stato nella scorsa udienza del 13 marzo da parte dei consulenti della difesa (difesa dei 6 psichiatri e 12 infermieri imputati nel processo per la morte di Francesco Mastrogiovanni). Certamente una parte di tale innovazione di strategia difensiva è dovuta a una particolare bravura e aggressività professionale, mostrata in modo molto brillante dagli avvocati di parte civile (più sobrio e insidioso l’Avv. Di Palma di Telefono Viola, più insistente e mordace l’Avv. Capano, più scolastica quella dell’Avv. Caterina Mastrogiovanni, che sta svolgendo, con molta accortezza e sin dall’inizio tutta l’accusa). Un’altra ragione di questo cambiamento però è dovuta alla necessità di rappresentare nel processo anche un lato più “buono e democratico” della psichiatria. Il consulente della difesa Prof. Dott. Fiore infatti, su cui potreste sentire su You Tube l’ottima cronaca con interviste condotta da Luigi Pastore (www.unotvweb.it) ha rappresentato anche il lato umano dei trattamenti psichiatrici, che sarebbero improntati al dialogo col paziente, se potessero restare nell’ambito “salottiero come in TV”, oppure nella psichiatria del territorio (nei CSM) dove, quasi per principio, si cerca di dare solidarietà ai malati. Il problema vero, dice Fiore, è quando siamo di fronte ai malati veri, a quelli gravi. E qui la psichiatria è quella “vera, reale e materiale” che si fa nei reparti ospedalieri. Qui, sembra dire, non ci si può trastullare…  E quando siamo di fronte ai malati gravi? Quando la crisi “psicomaniacale” o “bipolare” o il “disturbo schizofrenico” diventa “un disturbo delirante in paranoico acuto”, come lui pensa sia successo nelle “acuzie” di Francesco Mastrogiovanni. E questo quando lo sappiamo? come e quando si fanno queste, chiamiamole pure, diagnosi? Vanno fatte prima delle terapie giusto? No, dice Fiore, “le diagnosi si fanno dopo, non prima, si fanno col paziente”. Bello e truffaldino insieme, perché questo spiega, secondo lui la variazione a cui spesso va incontro la stessa diagnosi, per cui un bipolare, può diventare uno schizofrenico, un dissociato acuto può diventare un delirante paranoide, e via di questo passo. A controbilanciare questa indiretta stigmatizzazione del “malato grave Mastrogiovanni”, necessaria comunque a giustificare il prolungato TSO fisico-meccanico e farmacologico, il consulente “buono” degli psichiatri accusati, rende quasi un tributo al “personaggio” Mastrogiovanni, sembrando quasi un suo seguace, ne rivendica il fascino per “l’intelligenza”, la “solarità”, la “ricchezza delle idee”, lo “spirito libertario”. Però, cari miei, concesso questo, non facciamo  troppo salotto…  C’è un tempo per il salotto, e lo scambio delle ricche idee in libertà, ma c’è poi la necessità dei trattamenti sanitari, con il loro apparato costrittivo. Dottore, gli si chiede, si poteva fare a meno della sedazione? Qui Fiore si smarca rispondendo “non sono in grado di rispondere”. Gli si chiede ancora ma esiste una contenzione preventiva? Risponde “non si spiegherebbe. Considero la contenzione un errore al pari degli altri”. Ma lei cosa pensa sul problema della causalità della contenzione rispetto alla morte improvvisa che sarebbe intervenuta dopo 82 ore di bloccaggio al letto? No, non vi è causalità alcuna. Allora? Allora Il Dott. Fiore tira fuori l’escogitato già usato dai consulenti dell’udienza precedente, quelli della faccia feroce della psichiatria, quando -“deus ex maquina”- dovendo salvare e spiegare le loro diagnosi ballerine, i bloccaggi ininterrotti per tenere sotto controllo “il mostro” che veniva fuori dalla “troppa intelligenza”, dalla “solarità”, dalla “voglia di libertà” di Mastrogiovanni, la “morte improvvisa” si può spiegare e correlare al ruolo svolto dal farmaco (Entumin). Lo si può trovare anche nel bugiardino, e via a leggere la stessa pagina delle controindicazioni dell’Entumin, così come aveva già fatto il consulente interrogato nella scorsa udienza. Qui le strategie, quelle della faccia crudele e della faccia buona della psichiatria, si associano. Non è che alla fine ci sarà stata solo un po’ di imperizia per l’uso prolungato dell’Entumin? Magari a questo punto loro non c’entrano, bisognerà prendersela al massimo con la casa farmaceutica che produce quel potente ed a volte mortale neurolettico (però ricordate che ad acuzie gravi si risponde con “bastonate” gravi, chiaro?), senza prendersela con un intero reparto di psichiatria. E qui, sinceramente, per quanto io non capisca molto di ruoli giudiziari, aumenta lo sconcerto per quanto si va affermando.

Assistendo alle udienze, di fronte all’atteggiamento inerte del Pubblico Ministero mi domando anche: “Ma cosa deve fare la Pubblica accusa?” L’Avvocato Di Palma mi risponde che deve, appunto, sostenere l’accusa formulata, e la mia perplessità aumenta esponenzialmente. Il Pubblico Ministero non sembra molto calato nel ruolo, non interviene mai, non sostiene nulla di quanto scritto dai suoi consulenti, sembra quasi non partecipare. Evidentemente capisco veramente poco di strategie processuali e non vorrei essere troppo ansioso, però mi aspetto a questo punto ardentemente, che anche il PM, in mezzo a tanti avvocati di parte civile che stanno sostenendo l’accusa, qualche intervento e/o domanda a chiarimento la faccia pure lui. Una domanda però mi permetto di suggerirla io. Come è stato possibile che un Franco Basaglia e, ancor più, un Giorgio Antonucci, abbiano slegato e liberato tante persone, dopo decine di anni di contenzione nei manicomi, solo e sottolineo “SOLO”, con il dialogo e l’integrazione sociale?

Le due facce della psichiatria che ci vengono presentate dai consulenti della difesa, quella salottiera “buona e democratica” e l’altra, quella “operativa” che si fa nei reparti ospedalieri, necessariamente “vera, reale, materiale, aggressiva”, non mi convincono. Hanno portato a morte certa (altro che improvvisa!), una delle migliori intelligenze, uno dei più amati insegnanti, un vulcano di idee, un campione di libertà come Francesco Mastrogiovanni.

Questa è la nostra pubblica accusa!

Roma, 16 marzo 2012

Alessio Coppola, Presidente di “Telefono Viola” (contro gli abusi e le violenze psichiatriche).

giovedì 1 marzo 2012

MORTE IMPROVVISA COME LUCIO DALLA!

Roma, 1 marzo 2012



PER GLI PSICHIATRI DI VALLO DELLA LUCANIA, MASTROGIOVANNI E' MORTO COME LUCIO DALLA!



Secondo gli psichiatri di Vallo della Lucania e loro consulenti medici legali, Francesco Mastrogiovanni, dopo 4 giorni di dura contenzione chimica e fisica, sarebbe deceduto per “morte improvvisa” come Lucio Dalla stanotte.



“IERI ALL’UDIENZA PER IL  PROCESSO MASTROGIOVANNI”



Postato a Roma il primo marzo sul blog di Telefono Viola



Venerdì 28 febbraio, un’udienza storica del  Processo Mastrogiovanni (commento personale di Alessio Coppola)



Se non ci stesse di mezzo la tragedia di un crimine a più mani, ci sarebbe da divertirsi.

Ieri finalmente abbiamo sentito la prima volta da un esimio esponente dell’associazione nazionale di medicina legale, consulente della difesa degli psichiatri e infermieri imputati, che l’endumin, l’antipsicotico somministrato in abbondanti dosi diurne a Francesco Mastrogiovanni, prima e durante la contenzione fisica di 92 ore, era altamente pericoloso per il cuore. Ha anche spiegato che il foglietto illustrativo degli antipsicotici come questo (peggio se dato in associazione con EN o altri neurolettici come nel nostro caso) volgarmente detto “bugiardino”, non dice per nulla le bugie, ma, soprattutto in questo caso dei neurolettici, è il risultato di copiose osservazioni di carattere scientifico. L’endumin, e suoi consimili (anche di nuova generazione), può portare anche alla morte come nel caso di “sindrome neurolettica maligna”. Ma allora, ci chiediamo, perché e come somministrarlo? La risposta data in anticipo dal consulente è che “stiamo parlando di uno psicotico grave” come potrà spiegare la psichiatra qui presente. La psichiatra qui presente, ci dice poco dopo, che loro devono fare un bilancio tra rischi e benefici. Per questa ragione avevano sospeso l’iniezione di notte  rispetto alla prescrizione che prevedeva una iniezione di endumin due volte al giorno. La notte assicuravano la contenzione con la sola legatura! Ma che teneri!  Quindi, la morte si può dire che sia intervenuta a causa dei neurolettici? E no, perché la notte glielo toglievano, e solo il giorno glielo davano. Quindi un accumulo progressivo di neurolettici viene reso inoffensivo dalla sospensione notturna…). E allora, come si spiega la morte? La morte, dice il consulente di cui sopra, è ascrivibile a un destino (sic!), non agli psicofarmaci e non alla contenzione prolungata.  Questo destino è quello che spiega “la statistica che ci dice che in America ci sono dai 300 mila a 400 mila casi all’anno di “morti improvvise””. Ma questa è stata una morte improvvisa, dice lui. Ergo, è nel destino previsto dalla statistica americana che Mastrogiovanni sia morto. E’ chiaro? La registrazione della lunga deposizione di questo consulente sarà da tenere ben presente per le conseguenze che se ne potranno dedurre. Non vogliamo qui invadere il ruolo dei nostri avvocati. Una cosa però, come parte civile in quanto prima associazione italiana contro gli abusi e le violenze psichiatriche, la dobbiamo far sapere a tutto il mondo. Che né  psichiatri, né infermieri, e loro consulenti, con l’insegnante Mastrogiovanni hanno mai parlato veramente (diciamo effettivamente, nel senso di aver pronunciato domande e sentito risposte in un ambiente adatto allo scambio umano di parole). Al riguardo, la difesa da parte del consulente di cui sopra, è sintetica e diamantina. Prima non gli hanno potuto parlare perché “era molto agitato” e poi non gli hanno potuto parlare perché era molto sedato. Cioè questi signori non hanno mai veramente parlato con Mastrogiovanni!!! Allora, chiediamo e ci chiediamo, ma cosa facevano psichiatri e infermieri del reparto di Vallo della Lucania, che entravano e uscivano a varie ore nella stanza della contenzione (dichiarata da loro in questo processo come “terapeutica” senza ombra di dubbio…). Laconici: SORVEGLIAVANO, COME DA PROTOCOLLO, DA LINEE GUIDA COME DEL NIGUARDA O DELLA SAPIENZA DI ROMA!

Infine, noi stiamo uscendo dal battage contro i Pronti Soccorsi romani dove legano una donna per giorni in attesa di … ricovero. Ma come facciamo a darci pace se pensiamo a quello che succede a donne e uomini che “invece” sono ricoverati subito nei reparti psichiatrici?  Chi ferma le mani di questi signori della morte (lenta o improvvisa che sia)? Questi che se la vogliono cavare anche contro  un video di 92 ore dell’agonia di un loro “ricoverato”, che li inchioda alle loro responsabilità?

 Alessio Coppola, Presidente di Telefono Viola