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lunedì 31 maggio 2010

Atti Conferenza - DANIELE



Relazione di Luca Daniele alla Conferenza Pubblica del Telefono Viola in collaborazione con la Libera Università Luvis e con il Consorzio Sol.Co. su “Psichiatria e Psichiatria Costrittiva” del Giovedi 27 maggio 2010.
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Mi chiamo Daniele Luca e sono uno dei ragazzi dell’Aquilone.
Sono nato qui a Roma e ho quasi 30 anni e ho vissuto a Guidonia nella zona ai piedi di Tivoli. Sono nato con varie patologie fisiche e un lieve ritardo mentale che penso probabilmente ha determinato buona parte della mia personalità tutt’ora corrente.
Sin dal mio primo istante che ho preso coscienza di essere nato, ho vissuto la mia infanzia strettamente legato di mia volontà al mondo dei cartoni animati.
Nel contempo, per tutto il collegarsi dell’insieme di patologie, da piccolo sono stato sempre seguito da vari medici di Roma che si sono alternati negli anni, quando poi alcuni di loro sono giunti alla conclusione che il mio stato di sanitario congenito doveva attribuirsi ad una sindrome, motivo per il quale avevo diritto ad essere considerato per legge invalido civile con considerevoli punteggi.
Devo dire che quando ero piccolo, entro il mio primo decennio di vita, nonostante fossi stato già molto intelligente, mi sottovalutavo sul fatto che non sarei mai riuscito a crescere in quanto avevo paura che significasse dover abbandonare quello che era il mio mondo, ovverossia il mio attaccamento radicale e viscerale ai cartoni animati e ai corrispettivi giocattoli e pupazzi.
Comunque sia ero consapevole che col mio stile di vita di allora, prestavo poca attenzione ad altri contesti, anche se devo dire che mi sono interessato alla geografia e alla cucina.
Altri motivi per i quali avevo paura di dover crescere, era la mia consapevolezza di non saper affrontare allora il mio problema dell’incontinenza, e anche il problema di non aver mai potuto imparare a camminare per strada da solo.

E proprio in questo contesto, a peggiorare la situazione, proprio quando con l’inizio delle scuole medie ero consapevole di dover crescere responsabilizzandomi di più stando in un ambiente presumibilmente più maturo, i miei genitori hanno voluto mandarmi a scuola col pulmino comunale per invalidi.
Ad ogni modo, lasciando da parte quest’argomento, le scuole medie mi hanno aiutato a crescere sotto l’aspetto dell’importanza di essere autonomi e diventare adulti, e ho avuto anche la possibilità d’innamorarmi e relazionarmi per la prima volta.
Questo mi ha dato un motivo in più per avere più fiducia in me stesso e a voler diventare adulto, ma non per questo ho voluto mai abbandonare di fatto il mio desiderio radicale di restare legato e appassionato al mondo dei cartoni animati e di tutto il resto correlato.
Qualche anno dopo però la faccenda del pulmino cominciava a puzzarmi, e solo allora mia madre si è rivelata protettiva e nei miei confronti, e di conseguenza invadente.
Questo perché mi ha detto chiaramente che non potevo mai uscire da solo perché sono invalido e che per questo lei aveva paura che con troppa facilità mi potesse succedere qualcosa.
Poi a finire di complicare la mia autonomia e la mia vita in generale, è stato quando poco tempo dopo mio padre ha preso in affitto un terreno in campagna credendo anche che mi piacesse.
Tutto l’evolversi di questo insieme di cose, ha risvegliato in modo pertinente e quotidiano un disturbo psicofisico di fastidio che negli anni passati era solo una cosa passeggera.
Un disturbo del quale soffro ancora oggi e che mi crea fisicamente la necessità di autopicchiarmi, ma che non voglio continuare a spiegare oltre perché mi farebbe star male nel contesto.
Esasperato di tutto questo, sono arrivato ad una situazione conflittuale coi miei genitori, che s’ingrandiva anno per anno.

Nel contempo avevo iniziato a frequentare le scuole superiori a Tivoli e mia madre che già non stava bene, mi accompagnava nel viaggio in autobus. Poi quando è andata peggiorando con la sua malattia, si è vista costretta a darmi fiducia nel farmi almeno prendere l’autobus da solo all’andata. Ripagando la sua fiducia, solo durante l’anno del diploma di maturità fino a dopo, mi ha concesso la libertà totale per prendere gli autobus in qualsiasi situazione, premesso che qualche anno prima mi aveva permesso di camminare per strada da solo.
Parlando dell’esperienze vissute alle superiori, alla mia scuola frequentata in prevalenza da ragazze, ho cambiato per vari anni compagne di classe, ed i primi due anni sono stati umilianti per me, perché ho avuto alcune compagne che mi prendevano in giro trattandomi da pagliaccio.
Didatticamente ho imparato a fare approccio coi personal computer, pur se con lentezza, soprattutto perché la scuola doveva permutare ancora i vecchi computer funzionanti solo con il DOS, con quelli funzionanti con Windows ecc.
A livello di relazioni, dopo aver chiuso malamente una che avevo iniziato alle medie, negli ultimi anni ho potuto conoscere e d’instaurare un rapporto una grande amica che mi ha aiutato a trovare la forza di tirare avanti facendo buon viso a cattivo gioco riguardo alle mie situazioni conflittuali, facendomi capire che avevo bisogno di lottare e ribellarmi a loro per i miei diritti d’invalido e anche sotto altri aspetti, visto che mio padre non mi faceva mai gestire i soldi della mia pensione, e che avrei voluto sfruttare soprattutto per realizzare i miei sogni più radicali. Questa mia amica mi ha dato questi consigli perché si era venuto a sapere che poco tempo prima mia sorella si fece mettere senza avvisare nessuno in una casa famiglia per minori in quanto a casa si sentiva reclusa perché mio padre non la voleva far uscire con le amiche per troppa protettività.

Ma la cosa più importante che mi ha detto, era che se continuavo a vivere in famiglia con quelle situazioni, sarei diventato pazzo se non trovavo un altro posto dove vivere sereno e autonomo la mia vita. Alla fine delle scuole ho conseguito il diploma di maturità, e per cinque anni non ho fatto altro che frequentare dei piccoli corsi d’informatica nel mio paese, e grazie a questo, sono riuscito a diventare padrone delle mie capacità d’uso domestico di un computer.
Ma le cose più belle e importanti nel contesto, erano aver conosciuto e imparato internet, soprattutto quando ho scoperto che potevo scaricare materiale multimediale tra musiche e video, specialmente nel contesto del mio mondo radicale dei cartoni animati, dei quali mi sono sempre piaciuti quelli degli anni ‘70 e inizio anni ‘80 senza avere il piacere di guardare oltre, facendo assoluta eccezione dei Power Rangers: un fenomeno live action nippo-americano esploso negli anni 90 e decaduto lo scorso anno.
L’altra mia specialità di cui sono diventato padrone senza prendere alcuna lezione, è quella di essermi imparato a fare montaggi audio e video.
Ma non dovete credere che quelli sono stati i miei migliori anni della mia vita, perché tutto l’insieme di cose positive, non toglieva il fatto che i miei mi portavano spesso in campagna a lavorare causandomi l’essere isolato dal mondo e da ciò che mi piace della mia vita.
Questa situazione ha pesato sin troppo e mi faceva star male anche circa il disturbo di cui soffro.
Nel passare di questi cinque anni, da subito venne quindi il momento di mettere in atto quei consigli datomi dalla mia migliore amica che purtroppo non ho incontrato più.
Non appena trovavo gli attimi opportuni, mi ribellavo a mio padre nei modi più svariati compreso il silenzio, fino a che non l’ho fatto in maniera definitiva in modo che la situazione arrivò ai ferri corti.
Solo a quel punto finalmente gli assistenti sociali che in precedenza avevo conosciuto visto che per qualche anno si erano occupati anche di mia sorella, mi hanno dato ragione sul fatto che vivere in famiglia era diventato impossibile e struggente per me, decidendo che avevo bisogno di
vivere per sempre in una comunità dove potessi trovare l’autonomia e costruirmi il mio avvenire avendo la mia piena auto gestibilità della mia pensione che mi spetta di diritto. Solo che nel frattempo dovevo stare lontano dalla famiglia affinché si cancellassero i dissidi e le tensioni maturate in vista di tutto.
L’unica soluzione era essere mandato in una casa di cura, che per fortuna io conoscevo già per esservi ricoverato volontariamente per avere parere da altri psichiatri circa il mio disturbo psicofisico.
Ma poi alla fine, standoci per mesi, mi sono reso conto quanto vivere in un posto simile fosse deprimente e carcerario.
Dopo due mesi gli assistenti sociali avevano trovato per me la soluzione, che purtroppo, in base alla lontananza dal mio paese, era l’unica esistente nella regione: la comunità “L’Aquilone”.
Quindi mi portarono a Formia dal Dr. Salvatore Gentile per un colloquio con lui.
Siccome avevo paura che stando lontano dal mio paese, col fatto che avrei dovuto rinunciare alle cose positive di cui ero abituato, a primo impatto non volevo accettare questa proposta.
Ma il Dr. Gentile mi ha convinto dicendomi che dovevo finirla di sacrificarmi col dover accettare comunità sanitarie, dicendo che già nella vita mi sono sacrificato troppo e non era giusto continuare di questo passo, garantendomi che anche all’Aquilone avrei avuto la vita che desideravo fare.
Così, un mese dopo, tornato in famiglia, l’ho richiamato per confermare la mia scelta di venire ospitato nella comunità da lui fondata.
Infine tre settimane dopo ho cominciato la mia esperienza nella comunità dell’Aquilone.
A primo impatto, il primo giorno mi è sembrato d’iniziare un altro incubo.

Ma dal giorno dopo, ho cominciato a tastare il terreno, e fino a oggi sono riuscito a crearmi i miei spazi, organizzare il tempo per andare nei punti internet per navigare, e soprattutto acquistare online o andando ai negozi di Roma tutto ciò che a livello di giocattoli, DVD e gadget desideravo per realizzare i miei sogni più radicali.
Ho dato tutto me stesso per raggiungere quest’obiettivo e alla fine dopo una vita ci sono riuscito pienamente.
E pensare che quando vivevo al mio paese ero convinto di riuscire in quest’impresa andando di fatto in giro per i negozi sconosciuti di svariati paesi con la speranza di trovare ciò che volevo come fondi di magazzino o di prodotti taroccati, senza negare però che pur se scarsi, di risultati ne ho ottenuti comunque.
E pensare che in quegli anni, ero anche sul punto di ritrovare online un pupazzo gonfiabile di Goldrake molto importante per me che avevo perduto a cinque anni, perché essendo stato il mio primo gioco d’infanzia, rappresenta il mio primo attaccamento radicale al mondo dei cartoni animati.
Ma per colpa della mentalità arretrata di mio padre che decideva sempre per me, ho mancato almeno per allora questo sogno.
Per fortuna che da tre anni sono riuscito a sistemare anche tale questione, e persino mio padre stesso è cambiato nel contesto circa la condivisione di qualsiasi mio desiderio.
Ho rinnovato persino quella collezione di robot gonfiabili ritrovandoli online, premesso che 5 anni fa sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un rarissimo Mazinga gonfiabile, che proprio in questo mese ho avuto la fortuna di ritrovarlo online e comprarlo.
E per una fortunata combinazione posso avere il piacere di mostrarvelo, imballato come nuovo, ma in realtà è un vecchio e trentennale fondo di magazzino.

Tornando a parlare della mia vita in comunità voglio avere il piacere di aggiungere che sin dal primo giorno nell’ Aquilone, ho potuto conoscere una nuova amica che allora stava completando lo svolgimento del suo tirocinio di psicologia.
Ho avuto il piacere di instaurare con lei una grande amicizia tutt’ora corrente, allo stesso modo con cui lo sono stato con quella mia grande amica delle scuole superiori, ma non solo per compensarne la sua mancanza occorsa per anni, ma non solo.
Anche perché volevo dimenticare dell’amarezza subita dalla sventura di aver voluto conoscere una alla volta due amiche in quegli anni passati senza la mia grande amica.
Amiche che nei miei confronti si sono rivelate false e diffidenti senza ricambiare la mia amicizia, facendomi stare ancora più depresso e nervoso, come se la mia situazione negativa in famiglia che mi perseguitava tenendomi isolato come un prigioniero non bastasse.
Attualmente all’Aquilone sono stato nominato dal Dr. Gentile responsabile del suo progetto di gruppo appartamento a Formia denominato “Compagno per l’Autonomia”.
Io non sto più nella pelle per l’inizio imminente di questa nuova esperienza, soprattutto perché potrò sentirmi cittadino di Formia a tutti gli effetti, senza dover più dipendere dal fatto di risiedere fuori mano all’attuale struttura di Via Farano che è irraggiungibile da parte dei mezzi pubblici.
Per questo nella mia vita all’Aquilone devo fare sempre i conti con la mancanza degli operatori che hanno anche il dovere di guidare gli automezzi comunitari: una mancanza dovuta a causa di una dirigenza che lascia molto a desiderare nella gestione dei turni, nonostante bisogna riconoscere che il personale non è molto abbondante.
Soprattutto per questo sono anche molto impaziente perché io possa iniziare da un giorno all’altro la nuova esperienza indetta da Gentile.

Fermo restando di essere orgoglioso di essermi presentato raccontandovi la mia vita e tutto il resto, per me è stato un onore intervenire in questo convegno, e ringrazio a tutti coloro che mi hanno prestato ascolto.

1 commento:

  1. Daniele non ha fatto volare una mosca. Ha avuto applausi a scena aperta perché con semplicità, tomo tomo, ci ha rapito e fatto sognare con il suo mondo vivo di cartoni e di pupazzi. Auguri ai ragazzi dell'Aquilone di Formia per questa delicata fase di passaggio al gruppo appartamenti.

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