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lunedì 31 maggio 2010

Atti Conferenza - DANIELE



Relazione di Luca Daniele alla Conferenza Pubblica del Telefono Viola in collaborazione con la Libera Università Luvis e con il Consorzio Sol.Co. su “Psichiatria e Psichiatria Costrittiva” del Giovedi 27 maggio 2010.
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Mi chiamo Daniele Luca e sono uno dei ragazzi dell’Aquilone.
Sono nato qui a Roma e ho quasi 30 anni e ho vissuto a Guidonia nella zona ai piedi di Tivoli. Sono nato con varie patologie fisiche e un lieve ritardo mentale che penso probabilmente ha determinato buona parte della mia personalità tutt’ora corrente.
Sin dal mio primo istante che ho preso coscienza di essere nato, ho vissuto la mia infanzia strettamente legato di mia volontà al mondo dei cartoni animati.
Nel contempo, per tutto il collegarsi dell’insieme di patologie, da piccolo sono stato sempre seguito da vari medici di Roma che si sono alternati negli anni, quando poi alcuni di loro sono giunti alla conclusione che il mio stato di sanitario congenito doveva attribuirsi ad una sindrome, motivo per il quale avevo diritto ad essere considerato per legge invalido civile con considerevoli punteggi.
Devo dire che quando ero piccolo, entro il mio primo decennio di vita, nonostante fossi stato già molto intelligente, mi sottovalutavo sul fatto che non sarei mai riuscito a crescere in quanto avevo paura che significasse dover abbandonare quello che era il mio mondo, ovverossia il mio attaccamento radicale e viscerale ai cartoni animati e ai corrispettivi giocattoli e pupazzi.
Comunque sia ero consapevole che col mio stile di vita di allora, prestavo poca attenzione ad altri contesti, anche se devo dire che mi sono interessato alla geografia e alla cucina.
Altri motivi per i quali avevo paura di dover crescere, era la mia consapevolezza di non saper affrontare allora il mio problema dell’incontinenza, e anche il problema di non aver mai potuto imparare a camminare per strada da solo.

E proprio in questo contesto, a peggiorare la situazione, proprio quando con l’inizio delle scuole medie ero consapevole di dover crescere responsabilizzandomi di più stando in un ambiente presumibilmente più maturo, i miei genitori hanno voluto mandarmi a scuola col pulmino comunale per invalidi.
Ad ogni modo, lasciando da parte quest’argomento, le scuole medie mi hanno aiutato a crescere sotto l’aspetto dell’importanza di essere autonomi e diventare adulti, e ho avuto anche la possibilità d’innamorarmi e relazionarmi per la prima volta.
Questo mi ha dato un motivo in più per avere più fiducia in me stesso e a voler diventare adulto, ma non per questo ho voluto mai abbandonare di fatto il mio desiderio radicale di restare legato e appassionato al mondo dei cartoni animati e di tutto il resto correlato.
Qualche anno dopo però la faccenda del pulmino cominciava a puzzarmi, e solo allora mia madre si è rivelata protettiva e nei miei confronti, e di conseguenza invadente.
Questo perché mi ha detto chiaramente che non potevo mai uscire da solo perché sono invalido e che per questo lei aveva paura che con troppa facilità mi potesse succedere qualcosa.
Poi a finire di complicare la mia autonomia e la mia vita in generale, è stato quando poco tempo dopo mio padre ha preso in affitto un terreno in campagna credendo anche che mi piacesse.
Tutto l’evolversi di questo insieme di cose, ha risvegliato in modo pertinente e quotidiano un disturbo psicofisico di fastidio che negli anni passati era solo una cosa passeggera.
Un disturbo del quale soffro ancora oggi e che mi crea fisicamente la necessità di autopicchiarmi, ma che non voglio continuare a spiegare oltre perché mi farebbe star male nel contesto.
Esasperato di tutto questo, sono arrivato ad una situazione conflittuale coi miei genitori, che s’ingrandiva anno per anno.

Nel contempo avevo iniziato a frequentare le scuole superiori a Tivoli e mia madre che già non stava bene, mi accompagnava nel viaggio in autobus. Poi quando è andata peggiorando con la sua malattia, si è vista costretta a darmi fiducia nel farmi almeno prendere l’autobus da solo all’andata. Ripagando la sua fiducia, solo durante l’anno del diploma di maturità fino a dopo, mi ha concesso la libertà totale per prendere gli autobus in qualsiasi situazione, premesso che qualche anno prima mi aveva permesso di camminare per strada da solo.
Parlando dell’esperienze vissute alle superiori, alla mia scuola frequentata in prevalenza da ragazze, ho cambiato per vari anni compagne di classe, ed i primi due anni sono stati umilianti per me, perché ho avuto alcune compagne che mi prendevano in giro trattandomi da pagliaccio.
Didatticamente ho imparato a fare approccio coi personal computer, pur se con lentezza, soprattutto perché la scuola doveva permutare ancora i vecchi computer funzionanti solo con il DOS, con quelli funzionanti con Windows ecc.
A livello di relazioni, dopo aver chiuso malamente una che avevo iniziato alle medie, negli ultimi anni ho potuto conoscere e d’instaurare un rapporto una grande amica che mi ha aiutato a trovare la forza di tirare avanti facendo buon viso a cattivo gioco riguardo alle mie situazioni conflittuali, facendomi capire che avevo bisogno di lottare e ribellarmi a loro per i miei diritti d’invalido e anche sotto altri aspetti, visto che mio padre non mi faceva mai gestire i soldi della mia pensione, e che avrei voluto sfruttare soprattutto per realizzare i miei sogni più radicali. Questa mia amica mi ha dato questi consigli perché si era venuto a sapere che poco tempo prima mia sorella si fece mettere senza avvisare nessuno in una casa famiglia per minori in quanto a casa si sentiva reclusa perché mio padre non la voleva far uscire con le amiche per troppa protettività.

Ma la cosa più importante che mi ha detto, era che se continuavo a vivere in famiglia con quelle situazioni, sarei diventato pazzo se non trovavo un altro posto dove vivere sereno e autonomo la mia vita. Alla fine delle scuole ho conseguito il diploma di maturità, e per cinque anni non ho fatto altro che frequentare dei piccoli corsi d’informatica nel mio paese, e grazie a questo, sono riuscito a diventare padrone delle mie capacità d’uso domestico di un computer.
Ma le cose più belle e importanti nel contesto, erano aver conosciuto e imparato internet, soprattutto quando ho scoperto che potevo scaricare materiale multimediale tra musiche e video, specialmente nel contesto del mio mondo radicale dei cartoni animati, dei quali mi sono sempre piaciuti quelli degli anni ‘70 e inizio anni ‘80 senza avere il piacere di guardare oltre, facendo assoluta eccezione dei Power Rangers: un fenomeno live action nippo-americano esploso negli anni 90 e decaduto lo scorso anno.
L’altra mia specialità di cui sono diventato padrone senza prendere alcuna lezione, è quella di essermi imparato a fare montaggi audio e video.
Ma non dovete credere che quelli sono stati i miei migliori anni della mia vita, perché tutto l’insieme di cose positive, non toglieva il fatto che i miei mi portavano spesso in campagna a lavorare causandomi l’essere isolato dal mondo e da ciò che mi piace della mia vita.
Questa situazione ha pesato sin troppo e mi faceva star male anche circa il disturbo di cui soffro.
Nel passare di questi cinque anni, da subito venne quindi il momento di mettere in atto quei consigli datomi dalla mia migliore amica che purtroppo non ho incontrato più.
Non appena trovavo gli attimi opportuni, mi ribellavo a mio padre nei modi più svariati compreso il silenzio, fino a che non l’ho fatto in maniera definitiva in modo che la situazione arrivò ai ferri corti.
Solo a quel punto finalmente gli assistenti sociali che in precedenza avevo conosciuto visto che per qualche anno si erano occupati anche di mia sorella, mi hanno dato ragione sul fatto che vivere in famiglia era diventato impossibile e struggente per me, decidendo che avevo bisogno di
vivere per sempre in una comunità dove potessi trovare l’autonomia e costruirmi il mio avvenire avendo la mia piena auto gestibilità della mia pensione che mi spetta di diritto. Solo che nel frattempo dovevo stare lontano dalla famiglia affinché si cancellassero i dissidi e le tensioni maturate in vista di tutto.
L’unica soluzione era essere mandato in una casa di cura, che per fortuna io conoscevo già per esservi ricoverato volontariamente per avere parere da altri psichiatri circa il mio disturbo psicofisico.
Ma poi alla fine, standoci per mesi, mi sono reso conto quanto vivere in un posto simile fosse deprimente e carcerario.
Dopo due mesi gli assistenti sociali avevano trovato per me la soluzione, che purtroppo, in base alla lontananza dal mio paese, era l’unica esistente nella regione: la comunità “L’Aquilone”.
Quindi mi portarono a Formia dal Dr. Salvatore Gentile per un colloquio con lui.
Siccome avevo paura che stando lontano dal mio paese, col fatto che avrei dovuto rinunciare alle cose positive di cui ero abituato, a primo impatto non volevo accettare questa proposta.
Ma il Dr. Gentile mi ha convinto dicendomi che dovevo finirla di sacrificarmi col dover accettare comunità sanitarie, dicendo che già nella vita mi sono sacrificato troppo e non era giusto continuare di questo passo, garantendomi che anche all’Aquilone avrei avuto la vita che desideravo fare.
Così, un mese dopo, tornato in famiglia, l’ho richiamato per confermare la mia scelta di venire ospitato nella comunità da lui fondata.
Infine tre settimane dopo ho cominciato la mia esperienza nella comunità dell’Aquilone.
A primo impatto, il primo giorno mi è sembrato d’iniziare un altro incubo.

Ma dal giorno dopo, ho cominciato a tastare il terreno, e fino a oggi sono riuscito a crearmi i miei spazi, organizzare il tempo per andare nei punti internet per navigare, e soprattutto acquistare online o andando ai negozi di Roma tutto ciò che a livello di giocattoli, DVD e gadget desideravo per realizzare i miei sogni più radicali.
Ho dato tutto me stesso per raggiungere quest’obiettivo e alla fine dopo una vita ci sono riuscito pienamente.
E pensare che quando vivevo al mio paese ero convinto di riuscire in quest’impresa andando di fatto in giro per i negozi sconosciuti di svariati paesi con la speranza di trovare ciò che volevo come fondi di magazzino o di prodotti taroccati, senza negare però che pur se scarsi, di risultati ne ho ottenuti comunque.
E pensare che in quegli anni, ero anche sul punto di ritrovare online un pupazzo gonfiabile di Goldrake molto importante per me che avevo perduto a cinque anni, perché essendo stato il mio primo gioco d’infanzia, rappresenta il mio primo attaccamento radicale al mondo dei cartoni animati.
Ma per colpa della mentalità arretrata di mio padre che decideva sempre per me, ho mancato almeno per allora questo sogno.
Per fortuna che da tre anni sono riuscito a sistemare anche tale questione, e persino mio padre stesso è cambiato nel contesto circa la condivisione di qualsiasi mio desiderio.
Ho rinnovato persino quella collezione di robot gonfiabili ritrovandoli online, premesso che 5 anni fa sono venuto a conoscenza dell’esistenza di un rarissimo Mazinga gonfiabile, che proprio in questo mese ho avuto la fortuna di ritrovarlo online e comprarlo.
E per una fortunata combinazione posso avere il piacere di mostrarvelo, imballato come nuovo, ma in realtà è un vecchio e trentennale fondo di magazzino.

Tornando a parlare della mia vita in comunità voglio avere il piacere di aggiungere che sin dal primo giorno nell’ Aquilone, ho potuto conoscere una nuova amica che allora stava completando lo svolgimento del suo tirocinio di psicologia.
Ho avuto il piacere di instaurare con lei una grande amicizia tutt’ora corrente, allo stesso modo con cui lo sono stato con quella mia grande amica delle scuole superiori, ma non solo per compensarne la sua mancanza occorsa per anni, ma non solo.
Anche perché volevo dimenticare dell’amarezza subita dalla sventura di aver voluto conoscere una alla volta due amiche in quegli anni passati senza la mia grande amica.
Amiche che nei miei confronti si sono rivelate false e diffidenti senza ricambiare la mia amicizia, facendomi stare ancora più depresso e nervoso, come se la mia situazione negativa in famiglia che mi perseguitava tenendomi isolato come un prigioniero non bastasse.
Attualmente all’Aquilone sono stato nominato dal Dr. Gentile responsabile del suo progetto di gruppo appartamento a Formia denominato “Compagno per l’Autonomia”.
Io non sto più nella pelle per l’inizio imminente di questa nuova esperienza, soprattutto perché potrò sentirmi cittadino di Formia a tutti gli effetti, senza dover più dipendere dal fatto di risiedere fuori mano all’attuale struttura di Via Farano che è irraggiungibile da parte dei mezzi pubblici.
Per questo nella mia vita all’Aquilone devo fare sempre i conti con la mancanza degli operatori che hanno anche il dovere di guidare gli automezzi comunitari: una mancanza dovuta a causa di una dirigenza che lascia molto a desiderare nella gestione dei turni, nonostante bisogna riconoscere che il personale non è molto abbondante.
Soprattutto per questo sono anche molto impaziente perché io possa iniziare da un giorno all’altro la nuova esperienza indetta da Gentile.

Fermo restando di essere orgoglioso di essermi presentato raccontandovi la mia vita e tutto il resto, per me è stato un onore intervenire in questo convegno, e ringrazio a tutti coloro che mi hanno prestato ascolto.

Atti Conferenza - PIERONI


FRANCESCO PIERONI - LA GRUPPOANALISI RISPETTO AL CONVEGNO


“Gruppo analisi” non significa “psicoanalisi in gruppo” , ma ricerca e costruzione del senso della vita e degli eventi “attraverso il gruppo” e nella trama dei suoi legami.
Ciò significa che una “ferita”, una sofferenza, un disagio che attanaglia uno di noi è questione che interessa tutto il gruppo ( ovvero la rete intera delle relazioni affettive, cognitive e “fattuali” ) all’interno del quale un individuo svolge la sua esistenza).
Quest’ottica intende cogliere il legame di interdipendenza che si sviluppa tra le vicende degli individui e dell’ambiente. Legame che rende ciascun individuo strutturalmente solidale con ogni elemento dell’ambiente che non può, pertanto, essere “espulso”, rimosso, o segregato, senza ledere l’integrità di ciascun individuo e della comunità intera.
Le ricadute sul tema al centro del Convegno sono di almeno due ordini tra loro integrati:
a – nell’ordine “culturale”, nel senso che questa opzione si pone come necessario antidoto alla forte tendenza individualistica oggi particolarmente violenta che tende con prepotenza a sciogliere i vincoli della solidarietà ed a fornire “soluzioni” grossolanamente espulsive o più raffinate di delega specialistica.
b - nell’ordine della pratica terapeutica, nel senso che un’ottica gruppo analitica non può che confliggere con soluzioni di “segregazione” o di contenzione violenta, ricercando piuttosto di curare i “legami” ammalati dell’individuo rispetto al suo ambiente.

Contributo per blog Telefono Viola

N.B. Questo è un commento che Giuseppe Bucalo non ha potuto mettere, per motivi tecnici, al post "Atti Conferenza n° 1". Lo pubblichiamo qui come post, dandogli il titolo con cui Bucalo ce l'ha inviato.
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Roma maggio 2010. Siamo tornati al punto di partenza. Il tempo sembra sospeso, quando gli interlocutori rimangono lontani dal fragore della realtà.
Di nuovo tutte le posizioni e le vie sono praticabili. Chiunque voglia esprimere il proprio disagio rispetto all'imperante logica psichiatrica può scegliere le sensibilità espresse dall'uno o l'altro dei gruppi/persone di riferimento del panorama che impropriamente si autodefinisce "anti" o "no" o "trans" psichiatrico, a seconda delle proprie sensibilità.
Ciò che mi aspetto di "nuovo", è che, con la maturità, si riesca a confrontarsi su idee e pratiche senza innescare guerre di religioni o scomuniche.
Siamo diversi, abbiamo obiettivi e strategie diverse. Senza creare gerarchie o rivendicare verità assolute, va pur detto che la kermesse del Telefono Viola di Roma, così come pensata e realizzata da Alessio, è in perfetta sintonia e continuità con la sua esperienza. E' una strada chiara la sua, pericolosa a mio modo di vedere, perché tutta giocata su un'ambiguità che toglie smalto, forza e concretezza all'azione, ma che è parte pur sempre di una strategia a cui riconosco un senso e una dignità.
Io la riassumerei così. Per far si che il discorso antipsichiatrico abbia diritto di cittadinanza nel mondo della comunicazione sociale questo si deve fare in qualche modo “accademico”, proporre metodi e approcci di intervento validati dal punto di vista professionale (gruppo analisi, metodo della salute, programmazione neurolinguistica …), portato avanti da operatori e personalità riconosciute. Ieri come oggi, Alessio, sembra accarezzare l’idea di “formare” operatori e un metodo di intervento antipsichiatrici.
Aspirazione legittima. La stessa che ha mosso Ronald Laing quando cominciò a parlare di metanoia quale metodo per viaggiare attraverso la follia, ma che fa dire a Szasz, in una delle sue critiche più azzeccate, che in realtà l’antipsichiatria di Laing non sia altro che l’altra faccia della psichiatria. Perché? Semplice. Perché nel riproporre una terapia, una qualsiasi terapia, si rinnova il pregiudizio di una patologia/disagio, di uno specifico psichiatrico e soprattutto di un sapere separato o specialistico che debba affrontarlo.
In direzione ostinata e contraria noi in Sicilia abbiamo legato la nostra pratica alla costruzione di un sapere dal basso, senza specialismi e senza mai abdicare a teorie e pratiche "pseudoterapeutiche" seppur alternative a quelle psichiatriche. Per noi è sempre stato chiaro che la coercizione della psichiatria sta nel nostro credere che possano esserci professionisti della mente, dei sentimenti, delle emozioni. Abbracciare o creare una qualsiasi teoria sulla follia e sul modo di affrontarla, vuol dire farne ancora una cosa, un oggetto di intervento, vuol dire accomunare storie e persone che nulla hanno in comune, se non il giudizio/diagnosi che su di loro viene espresso da esperti.
Nella relazione introduttiva, che leggo solo ora visto il mio ritardo, Alessio fa una gerarchia dei referenti teorici e pratici dove, tolto il riferimento doveroso a Giorgio Antonucci (citato per il metodo di approccio dialogico), si parla dell’Istituto Gruppoanalisi per il Sociale che fra gli altri meriti ha quello di aver “suggerito al Primario Girardi e agli operatori della salute mentale di Nuoro,” uno strumento culturale “che abbiamo chiamato "Analisi ecoantropologica dei vissuti personali", oppure di Programmazione Neurolinguistica che sarebbe “ben compatibile con l'approccio non psichiatrico di Thomas Szasz e Giorgio Antonucci”, se non fosse che l’Oxford English Dictionary ci informa che essa è “un sistema di terapia alternativa basato su questo che cerca di istruire le persone all'autoconsapevolezza e alla comunicazione efficace, e a cambiare i propri schemi di comportamento mentale ed emozionale”.
Sul fronte pratico il nuovo (vecchio) telefono viola delineato da Alessio continua a pensare che vanno cercati punti di contatto con le istituzioni della psichiatria democratica, così come con il mondo delle comunità alloggio e della cooperazione sociale che ne è organico rappresentandone la cosiddetta faccia presentabile.
Una scelta chiara, a mio avviso, un’ipotesi dignitosa ma che ieri come oggi rischia di essere inutile e di svuotare ancora di più la forza, la chiarezza e l’incisività delle nostre posizioni. Dal mio punto di vista la posizione di Alessio produce paradossalmente gli stessi effetti delle posizioni radical-ideologiche (dure e pure) che ancora coinvolgono diverse realtà del campo antipsichiatrico italiano. La mediazione sistematica, proposta da Alessio, smorza e rende irriconoscibile la nostra lotta, il mero produrre slogan, fare terrorismo mediatico, lanciare scomuniche senza alcun collegamento con la pratica quotidiana, svuota la nostra capacità di coinvolgere le comunità e i singoli in questo movimento di liberazione.
Credo che il fatto che il Comitato, nato nel 1986 a Furci Siculo, sia riuscito ad attraversare l’ultimo ventennio continuando a produrre e sperimentare azioni, sviluppando pratiche e permettendo a decine di esseri umani di fare a meno della psichiatria, nasca dall’aver da subito rinunciato alle velleità ideologiche e aver accettato di confrontarsi con tutti alla pari, senza cadere nella tentazione di elaborare teorie sulla follia o riconoscere a se stessi o ad altri competenze che solo gli individui hanno (e devono avere).
Abbiamo mostrato che si può realizzare nella pratica qualcosa di “abbastanza” antipsichiatrico senza dover scendere a patti con le istituzioni psichiatriche, senza confondere o rendere irriconoscibile la nostra posizione e le nostre idee, senza dover rivendicare una sorta di competenza altra, senza tirare in ballo specialisti e specialisti, senza fermarci alla critica dell’esistente.
E’ chiaro che l’attività di Telefono Viola, cioè la difesa legale dagli abusi psichiatrici, può doppiare realtà di tutela già esistenti (il Tribunale dei diritti del Malato, Cittadinanza Attiva, associazione di consumatori ….) o essere altro proprio per il riferimento ad un’idea libertaria e antipsichiatrica. Questo impone la ricerca di strategie e modelli di intervento specifici che non possono essere quelli della controperizia e della presa in carico da parte dello psichiatra/psicologo libertario di turno (a meno che questo non venga usato in maniera strumentale).
Quanto di utile e rivoluzionario il Telefono Viola di Roma riuscirà a fare, a mio avviso, sarà legato a quanto più accetterà il rischio di andare oltre il “cortile” ideologico e rassicurante che Alessio ha disegnato e proverà a far proprio il patrimonio di idee, strategie e anche sconfitte che il movimento antipsichiatrico ha prodotto in questi ultimi ventanni.
Imparare dalla propria storia è il primo imperativo per non ripetere all’infinito gli stessi errori.

Giuseppe Bucalo
Associazione Penelope

Atti Conferenza - Adornetto


Natale Adornetto – Esiste una psichiatria non costrittiva?

Per entrare nel vivo dell'argomento, mi è necessario introdurre un argomento fondamentale. Si faccia attenzione però. Quest'argomento non è introduttivo. Ciò che ora descriverò, fa parte del mio discorso sull'esistenza o meno di una psichiatria non costrittiva.
Si crede che lo psichiatra sia la persona che ha fatto un certo percorso di studi, o chi opera come psichiatra grazie all'attestato ricevuto. Ciò non è vero. Psichiatra non è soltanto colui o colei che ha fatto gli specifici studi. Psichiatra è ogni persona che ha la mentalità psichiatrica.
Questo concetto della mentalità psichiatrica, è un discorso che porto avanti da qualche anno. Cosa intendo con mentalità psichiatrica e con persone con mentalità psichiatrica? Mi riferisco alle persone che hanno il brutto vizio di catalogare, di incasellare gli altri in qualcosa, di controllare, di dir agli altri ciò che devono fare, di decidere per gli altri cosa è bene e male per loro. Le persone con mentalità psichiatrica sono quelle che pensano che sei fuori di testa se dici o fai qualcosa che non rientra nei loro rigidi e striminziti canoni, sono quelle che pensano a vendicarsi e a punire.
Da qui alla diagnosi, il passo non è breve, ma è tutt'uno, specie se l'altro in un qualsiasi modo si oppone o rigetta l'essere catalogato, se rifiuta lo stigma.
La mentalità psichiatrica è quella che porta le persone a dirti che sei malato e che hai bisogno di curarti, che le porta a dirti che devi andare dallo psichiatra, il quale ha la “soluzione” e ti “aiuterà”.
A questo punto si capisce facilmente che psichiatra è anche l'infermiere, il familiare, l'amico, il medico di base, lo psicologo, il prete, il poliziotto, l'impiegato, il fattorino, ecc., ecc., ecc.
Quando una persona presa di mira dagli altri, si sente dire in continuazione che non ci sta con la testa, che ha qualche patologia, che ha bisogno dello psichiatra, ecc., non mi pare che la vita di questa persona possa andar bene. Difatti, si trova in questa condizione. O è costretto, se non va dallo psichiatra, a sentirsi dire in continuazione tutte queste cose, ad essere accerchiato ed assillato, oppure cede e va dallo psichiatra. Ma quest'ultima può essere considerata “libera scelta”? Non credo proprio. Il più delle volte poi la persona bersagliata va dallo psichiatra e prende gli psicofarmaci solamente per accontentare qualcuno a cui vuole bene.
Cosa succede quando la persona va dallo psichiatra? Lo psichiatra troverà sempre qualche diagnosi da accollare al malcapitato. Questo è il suo compito, così come la sua ragione di esistere è quella di smerciare psicofarmaci a più non si può. Quindi, diagnosi e prescrizione di psicofarmaci.
La persona che va dallo psichiatra ha la possibilità di esporre le sue ragioni? No. Ha la possibilità di negoziare sulla sua presunta malattia mentale e sull'assunzione di psicofarmaci? No.
Il malcapitato, o la malcapitata, si trova davanti una persona che sentenzia sulla sua mente, che la convince che ha una malattia mentale e a cui vien detto, creandogli lo spauracchio, che se non prende gli psicofarmaci il suo stato mentale si aggrava.
C'è da chiedersi quindi se vi è veramente una libera scelta da parte del malcapitato, c'è da chiedersi se questa non è costrizione.
Anche quando non dovesse esserci la situazione da me descritta prima in cui qualcuno assilla il malcapitato dicendogli di curarsi, ci pensa lo psichiatra o la psichiatra a rendere coercitivo il tutto.
Poi, può darsi che non ci sia pressione iniziale verso una persona, ma poi questa pressione c'è dopo la sentenza “divina” dello psichiatra. “Curati, curati, prendi le pillole, fai quello che dice lo psichiatra”. E in ciò gli psichiatri sono molto astuti e diabolici; cercano, infatti, sempre la complicità dei familiari.
Infine, qui dico un ultimo punto importante. Gli psicofarmaci vengono così chiamati, ma sono delle droghe, delle droghe in ogni senso, con effetti psicoattivi, e debilitanti, sul cervello. E come ogni droga, dà assuefazione e dipendenza. Conseguentemente, una volta iniziata l'assunzione di psicofarmaci, si diviene dipendenti e subentra la necessità dell'assunzione coatta – pena le crisi di astinenza. L'assunzione di psicofarmaci richiama (dipendenza fisica, chimica e mentale) l'altra assunzione di psicofarmaci, e così via, dentro la spirale di un girone infernale.
Ci si chieda quindi se nel globale questa non è una psichiatria costrittiva. La mia conclusione è che non esiste una psichiatria non costrittiva: la psichiatria è tutta costrittiva, la psichiatria è in sé costrizione.

sabato 29 maggio 2010

Atti Conferenza N.1

"IL TELEFONO VIOLA, "PER UNA CONTINUA PRIMAVERA"
PRESENTAZIONE DELLA CONFERENZA PUBBLICA PER LA RIPRESA
DEL TELEFONO VIOLA DI ROMA - ROMA GIOV. 27 MAGGIO 2010

di Alessio Coppola, Presidente del Telefono Viola

Ringrazio i relatori ed i coordinatori di alcuni gruppi e associazioni che hanno risposto a questo invito con un calore particolare. Era come se mi dicessero: era ora che rimettevi su questo Telefono Viola! Dovrò quindi spiegare le ragioni del silenzio passato e le parole "viola" del futuro prossimo.
Le emozioni che mi gonfiano il cuore in questi giorni sono tante. Ogni foglio che riprendo in mano del vecchio archivio del Telefono Viola, dei suoi primi anni qui a Roma, mi prende gli occhi e non li lascia facilmente andare da altre parti se non a cercare altri fogli simili con le altre tessere di un mosaico che ritenevo impallidito e perduto per sempre.
Ho provato più di una volta a formare vecchi numeri di telefono, fissi per lo più, ché di cellulari nel 1991 se ne vedevano ancora pochi se non nelle riviste specializzate e nelle mani di qualcuno più curioso e con più soldi in tasca.
E certi nomi non puoi lasciarli di nuovo lì sulla carta. Stanno in qualche modo risuscitando anche loro e li vado a cercare in carne ed ossa. Forse, penso, ci sono ancora. Così martedì mattina, dopo essermi imbattuto in un rotolone di fogli impolverato con centinaia, migliaia di firme raccolte quasi vent'anni fa contro l'elettroshock, mi sono ritrovato con i piedi di fronte all'ospedale S. Eugenio di Roma, dove un giorno di agosto del '91 stavamo raccogliendo quelle firme con i banchetti, gli striscioni ed i volantini della prima campagna in Italia contro l'uso dell'elettroshock. Eravamo ancora Centro di Ecologia Umana della Lega Per l'Ambiente.
Lì successe che un'infermiera ci venne a dire che nel reparto grandi ustionati al 10° piano ci stava un ragazzo di poco più di vent'anni, Davide, che s'era bruciato durante un TSO al Forlanini ed ora gli dovevano amputare una gamba.
Niente, non potevo più ricordare senza fare qualcosa. Ho lasciato il rotolone con le firme. Poi mi ha telefonato l'avvocato che cercava quelle firme per il processo di Mastrogiovanni (credo che l'antipsichiatria abbia un suo dio oltre che i suoi demoni ...).
Così è successo che in pcohi minuti mi sono trovato a farmi tirare dalla mia macchina su per quella via Cornelia che nel quartiere di Monte Spaccato ci aveva portato tante volte a trovare Davide dopo l'uscita dal Forlanini. Sicuro di non trovarlo, ma sicuro di doverlo cercare lo stesso, lì in quella casa su quella via che chi sa come si chiama, che però anche oggi pensavo scorre in discesa come su una scarpata. E lì ho ritrovato martedì mattina, ancora belli, corposi, intatti e sorridenti, tutti e tre Davide, Domenico il padre e Maria la madre.
Storditi dalla mia comparsa dopo 14 anni dall'ultima festa insieme nel '96. In quello stesso punto ci siamo riabbracciati dopo poche spiegazioni. Il piccolo nespolo ormai si è fatto grande e le nespole ce le ha sul serio e sono tante che si toccano da terra. Poche parole su questo convegno, molti ricordi, lo so dice Domenico è la vita che ci si mette di traverso, e giù a scivolare in quel liquore caldo dei ricordi quando sono belli e quando richiamano i momenti pieni della tua vita.
Penso proprio che nella commozione del reincontro con Davide ed i suoi cari, martedì scorso sia germogliato di nuovo il Telefono Viola. Lì dove era nato la prima volta, nel cortile di Via Pramollo dei Catalano, di fronte al moncone della gamba sinistra di Davide, ora con la sua protesi. Lì con un gruppo del CEU decidemmo di fondare il Telefono Viola contro gli abusi e le violenze psichiatriche, perché tutti i Davide incatenati dalla psichiatria potessero avere almeno una ipotesi di ascolto.
Una risposta di giustizia prima ancora di qualsiasi trattamento di cura, di diritti e di riparazione dei diritti lesi. Di segnalare ai prossimi (allora c'erano anche i dirimpettai che non capivano) che non di delirio paranoide si tratta in questi e tutti i casi ma di voci che esplodono dal di dentro dei vissuti reali e della coscienza, quindi della realtà schiettamente umana. Così i nomi strani che Davide gridava a poco a poco si seppe che erano i nomi degli psichiatri e degli infermieri che lo tenevano legato, le grida erano ancora quelle che imploravano il soccorso mentre lui prendeva fuoco per un mozzicone di sigaretta, che non si era buttato lui addosso, perché era legato. E' bello che oggi Davide sia qui di nuovo in questo nuovo inizio del Telefono Viola, ed ancora insieme con noi, per abbracciare anche questa nuova generazione del Telefono Viola!
Ora ritengo che la storia fondativa del Telefono Viola, ci riconsegni di nuovo le stesse direttrici su cui impostare un lavoro efficace di prevenzione e di contrasto dei trattamenti obbligatori, nelle forme conosciute del TSO e nelle forme peggiorative che avanzano terrorizzanti e che ci saranno spiegate dall'Avvocato del Telefono Viola Gioacchino Di Palma. "Forme terrorizzanti" dicevo, come se non bastassero quelle già in uso che a volte si abbattono senza remissione di colpi e fino praticamente all'omicidio per segregazione ed abbandono, come nel caso di Francesco Mastrogiovanni, l’”insegnante buono”morto di TSO in uno scontrollato SPDC come quello di Vallo della Lucania. Compagno che è vivo e che salutiamo attraverso le persone dei loro familiari qui presenti. VOGLIAMO SOLTANTO UNA GIUSTIZIA GIUSTA ED ESEMPLARE e ci batteremo con tutti i mezzi legali a disposizione perché il processo che inizia il 29 giugno sia sotto i riflettori nostri e dell'Italia intera.
Una prima direttrice senza la quale il Telefono Viola non può esistere è quella della difesa legale dei diritti delle persone che sono in contenzione psichiatrica o che rischiano di caderci. Le leggi ci lasciano ancora poco margine di intervento, ma non è vero che di fronte a casi evidenti di lesioni della dignità e dei diritti civili della persona umana non ci sia possibilità di ricorso legale. Con soddisfazione infatti abbiamo sperimentato con gli avvocati la possibilità non solo di interrompere il TSO con intervento presso il giudice competente, ma anche, in alcuni casi, di interrompere la condizione di obbligatorietà ai trattamenti presso il CSM.
Questo tipo d'intervento ha successo soprattutto quando siamo di fronte alle prime incursioni della psichiatria costrittiva nella vita di una persona, e quando l'impatto sociale del comportamento non è particolarmente impegnativo. Infatti anche se va tentato tutto per contrastarlo, è molto difficile e complesso evitare il TSO od interromperlo, con interventi legali, quando vi sono stati di forte aggressività contro terzi e contro se stessi.
E questo non perché questi casi giustifichino l'applicazione del codice psichiatrico, ma perché ancora non esiste una possibilità di intervento regolatore della forza che non sia anche accompagnato con gli strumenti della costrizione psichiatrica: iniezioni, legatura al letto, saturazione psicofarmacologica. In certi casi sarebbe da auspicare un uso della forza pubblica con stati di detenzione provvisoria senza la psichiatria di mezzo.
Ricordo sempre la storia di un TSO evitato nel 94 in accordo con i carabinieri di un paesino vicino Formia che si tennero dietro mia insistenza telefonica un ragazzo in caserma per tutta la notte, cercando di capirlo nelle sue ragioni e di dissuaderlo dal lanciare coltelli ai genitori. Più marescialli, magari formati dal Telefono Viola, potrebbero evitare una montagna di TSO! E poi sul fronte dei suicidi, altra fonte sicura di TSO in caso di tentativi infruttuosi, non esiste nella cultura sociale il rispetto di una volontà certa di suicidio che non sia interpretata come una malattia da curare a tutti i costi.
I Seneca di una volta oggi non sarebbero filosofi rispettati, ma malati di mente braccati, legati e curati con la forza come i poveri cristi che vogliono farla finita. Ma questi sono casi estremi. Generalmente il TSO è dispensato anche in situazioni di minore impatto sociale dove ci sarebbe ampio spazio per un intervento più analitico e socio protettivo. Qui il Telefono Viola dovrà impegnarsi molto e con una certa efficacia.
Quindi l'esperienza anche di questi primi mesi dopo il riavvio del Telefono Viola, ci dice che alla direttrice legale si deve affiancare se non premettere, una seconda direttrice, fatta di interventi di carattere culturale. Potrebbe sembrare molto disadeguato parlare di strumenti culturali a proposito di prevenzione e contrasto del TSO nelle sue varie forme, ed invece bisognerà fare molto di più per diffondere schemi analitici non psichiatrici per comprendere i comportamenti complessi senza chiedere ai manuali della classificazione psichiatrica americana spiegazioni che non possono dare o che non sono interessati a dare. La classificazione psichiatrica anche se ridicola in molti casi resta molto pratica e comoda per imbrigliare e colpire con la malatizzazione comportamenti spiegabili in termini non psichiatrici.
Ho voluto fortemente che in questa conferenza pubblica fossero rappresentati alcuni METODI, che OLTRE QUELLO SQUISITAMENTE DIALOGICO-ANTONUCCIANO, ho conosciuto e praticato in questi anni e che ritengo analoghi e complementari, forse un domani concorrenti nella creazione di una strumentazione egualmente pratica, ma contraria alla violenza dello schema psichiatrico del normale/anormale e del malato da curare a tutti i costi, e da restituire nel migliore dei casi alla famiglia, più condizionato e più danneggiato nelle funzioni psichiche.
Oltre che in uno stress accumulato in sette anni pieni di intervento antipsichiatrico, di giorno e di notte, in una metropoli affannosa e difficile da vivere come quella romana, le ragioni del mio silenzio di questi dieci anni e più passati, sono essenzialmente da ricercare in un forte bisogno di percorrere alcuni sentieri ecologici e socio diagnostici, necessari per integrare una direttrice esclusivamente legalista sulla questione psichiatrica.
Così oggi che ho chiamato molti a "conferire", a portare a questo nuovo e rinnovato Telefono Viola il contributo della loro specifica esperienza, è giusto che inizi da me, da quello che porto dalla mia vita di questi ultimi anni, dedicati allo studio e all'organizzazione associativa. Non è questa la sede per raccontarvi tutto nei particolari. Credo e spero ne avremo altre occasioni. In breve, dalla mia esprienza vissuta con l'Istituto di Gruppoanalisi per il Sociale, rappresentato qui oggi dal suo presidente Francesco Pieroni, mi porto l'efficacia antisegregatriva di uno strumento culturale che abbiamo suggerito al Primario Girardi e agli operatori della salute mentale di Nuoro, che abbiamo chiamato "Analisi ecoantropologica dei vissuti personali".
Accanto alle solite diagnosi psichiatriche di schizofrenia, delirio paranoideo, affezione bipolare ecc., hanno cominciato ad usare l'analisi ecoantropologica, che non legittima il trattamento psichiatrico ma la regolazione ecologica e gruppo analitica. Nelle "CONFERENZE SOCIALI MENSILI" ho cominciato ad applicare con i nostri primi associati questo strumento, credo, con interesse e vantaggio.
L'altro strumento che ho sperimentato con un corso di tre anni è quello del counselling professionale basato sulla PNL, ben compatibile con l'approccio non psichiatrico di Thomas Szasz e Giorgio Antonucci, essendoci forti connessioni tra le due culture, entrambe fuori dallo schematismo della psichiatria.
Su questo potrete sentire oggi Attilio Scarponi, master di PNL e ipnosi e vice presidente LUVIS. La stessa LUVIS, da me costituita insieme con altri formatori due anni fa, unisce tutti questi approcci (ecoantropologico, gruppoanalitico, piennellistico, relazionale, con alcuni loro esponenti che sono anche i soci fondatori). Oserei aggregare a questi approcci similari quello del Centro di Relazioni Umane di Maria Rosaria d'Oronzo di Bologna e del Centro di Relazioni Umane Teseo, dell'analista e collettore di esperienze rappresentato dal "Folletto" di Mauro Massafra di Taranto e da lui stesso, del METODO GLOBALE ALLA SALUTE di MARIANO LOIACONO di Foggia, qui rappresentato dalle due esponenti D'Apolito e Procaccini, e quello della pan-antropologia, indicato da un altro importante relatore di oggi, Luigi Anepeta con la sua Lega per i Diritti degli Introversi. Per il particolare apporto di convergenza a questo interessante concentrato di "alternative" vi segnalo il costante lavoro della "socioanalisi" di Curcio e Valentino, conferito qui oggi dall'amico Nicola della Editrice Sensibili alle Foglie, che ci segue fedele in tutti i nostri convegni.
Quindi, come vedete, LA COLLABORAZIONE DI LUVIS CON IL TELEFONO VIOLA non è occasionale e strumentale, è invece coessenziale, perché dovrà sviluppare un corredo formativo e culturale importante per chi vuole operare contro la psichiatria a favore dello sviluppo libero e personale degli individui. LUVIS raccoglie anche esperienze di istituzioni contro la violenza alle donne con Carla Centioni, di teatro per gli sblocchi espressivi, con il Bertolt Brecht di Maurizio Strammati di Formia, dell'Associazione Comunità Alloggio dell'Aquilone, che con il costante monitoraggio di Salvatore Gentile, si misura con il problema dell'accoglienza del disagio ed insieme con il diritto dei ragazzi a coabitare con i comuni cittadini di Formia. Saluto con affetto i ragazzi dell'Aquilone che sono qui in mezzo a noi. Sono esperienze, tentativi reiterati, che possono essere letti con una chiave di collimanza e di convergenza non pischiatrica.
Infine, ma non per importanza, ritengo che il Telefono Viola debba misurarsi con il problema del lavoro, di tutte le forme di lavoro possibili, non da offrire direttamente ma da indicare possibilmente attraverso raggruppamenti alleati. Qui non posso non annunciarvi fin da ora l'importanza dell'intervento di Mario Monge, presidente del Consorzio di Solidarietà e Cooperazione, che ci ospita a Piazza Vittorio n. 31, cosa di cui siamo molto grati. Come anche prepararvi all'ascolto dell'amico fin dall'origine Giuseppe Bucalo, che ha dimostrato con i fatti di passare da un'antipsichiatria di principi e di critica ad una pratica socializzante ed antisegregativa con la sua Associazione Penelope.
Ora ho paura che dopo tanto silenzio, ci si aspetti un'abbondanza di risultati. Ed invece, con i piedi per terra, dobbiamo prevedere che in una questione come quella psichiatrica avremo pochi successi ma frustrazioni a iosa. Infatti, la cultura dominante resta reclusiva e preclusiva e la nostra che dovrebbe essere la più "aperta", non ostante la buona volontà e tutti gli arricchimenti possibili, resta di fatto minoritaria, elitaria, di nicchia. Magari da non aggravare con ulteriori chiusure, false accuse, frazionamenti da piccole sette, lotte ideologiche intestine, una gran confusione tra uno strumento di accesso ed utilità pubblica come deve essere il Telefono Viola ed una cellula del più radicale anarchismo!
LA NOSTRA STELLA POLARE RESTA LA PREVENZIONE ED IL CONTRASTO CONTRO IL TSO IN TUTTE LE SUE FORME. Per il resto, che ognuno sia libero di pensare ed architettare quel che vuole senza disprezzare e sminuire la pratica e l'esperienza dell'altro!
Qui contro questo acuto dolore per le possibili sconfitte che ancora verranno bisogna ricordare il valore insostituibile della testimonianza di liberazione che ci lascia l'opera e la instancabile narrazione di Giorgio Antonucci, comunque presente tra noi e del suo maestro Thomasz Szasz. Questi due miei costanti riferimenti mi hanno portato a conoscere un giorno Roberto Cestari, Presidente del CCDU, che saluto con affetto e con grande stima per la sua opera instancabile e intelligente di divulgazione e di serrata critica contro gli orrori brutali e sottili della psichiatria, vecchia e nuova. Mi uniscono a lui tanti bellissimi momenti di lotta come quelli del COMITATO CONTRO L'ELETTROSHOCH che costituimmo insieme negli anni 90.
Ancora insieme, tutti e diversi, ma convergenti per un più grande, un più esteso, un più incisivo, uno e dappertutto ....Telefono Viola!
Ricambio di cuore anche il saluto di Paola Minelli di Torino, del collettivo di Pisa Antonino Artaud e del Telefono Viola di Milano, con Raffaele Bonaccorsi, che non ostante le loro divergenze circa la composizione della nostra conferenza, ci hanno augurato come Telefono Viola una bella rinascita. Grazie di cuore e qui ricambio con sentimenti sinceri il caro Raffaele che spesso mi ha chiamato in questi anni di silenzio, ora sapete quanto affollato di nuove facce e di nuove esperienze, per raccontarmi di qualche TSO sventato con il loro intervento.
E, concludendo, vi presento un grande sostenitore di questa conferenza pubblica, lo psicologo antipsichiatra, Natale Adornetto. Nostro blogger professionale, riassume in sé l'identità di una drammatica vittima e insieme quella di uno scrutatore terribile della piovra psichiatrica, la nuova Vandea come dice lui. Un persona che assurge a personaggio in modo così semplice e garbato che ci lascia sbalorditi.

(AC/27.5.10)

venerdì 28 maggio 2010

ATTI IN PROGRESS CONFERENZA PUBBLICA


PREMESSA AGLI ATTI IN PROGRESS
della conclusa Conferenza Pubblica del TELEFONO VIOLA


Molti i relatori e le associazioni presenti alla Conferenza Pubblica per la ripresa del Telefono Viola di Roma. Clima molto partecipativo. Presenti importanti esponenti dell’antipsichiatria italiana. Diffusi strumenti legali importanti per contrastare il TSO nelle varie forme.
Un contributo notevole per la creazione di una rete di sostegno legale, culturale e sociale, per chi vuole superare i suoi momenti critici ed i conflitti interumani senza la costrizione psichiatrica.
Di particolare importanza la documentazione presentata per il processo per la morte in TSO di Francesco Mastrogiovanni.
Iniziamo la pubblicazione via blog degli interventi, a partire dalla Presentazione della Conferenza, a cura del Presidente Alessio Coppola e, via via, delle relazioni degli altri intervenuti. Per alcuni relatori la pubblicazione sarà selezionata dalla registrazione effettuata da Radio Radicale che qui si ringrazia.

- Atti della Conferenza Pubblica

Nota. Sulla pagina del Telefono Viola su Facebook sarà possibile visionare una selezione.
Roma 27 maggio 2010 ore 21
LA SEGRETERIA DEL TELEFONO VIOLA
telviolaroma@yahoo.it

sabato 15 maggio 2010

Il nostro Salvatore

Il nostro Salvatore

Abbiamo avuto stamani, 15 maggio '10, un incontro con il Primario e la sua equipe dell' SPDC di un Ospedale di Roma sulla situazione di un nostro associato che chiamerò Salvatore, in TSO da due settimane presso il locale reparto di psichiatria.
La riunione si è svolta in maniera educata e corretta.
Partendo da punti di vista completamente opposti sul problema che affligge il giovane, e perdurando uno stato di esitazione da parte dei genitori di riprenderlo subito a casa, per timore di nuove aggressioni, abbiamo concordato di intensificare la presenza dell'associazione sia presso la famiglia sia presso il reparto, anche durante questo protrarsi del trattamento ospedaliero, e di garantire un prosieguo terapeutico presso un consulente medico e psicologico di nostra fiducia, una volta che si concluda, il prima possibile, il periodo di ricovero.
Secondo me, il nostro amico, sensibile e riflessivo, è vittima egli stesso di una sua interpretazione molto letterale e infervorata della lotta tra il Bene e il Male, che non lasciò in pace neppure S. Agostino. Avrebbe bisogno di canalizzare la sua lotta in termini positivi senza personalizzare il Male in demoni circostanti e malefici da aggredire anche fisicamente, non risparmiando i familiari.
Quanto alla evitata discussione di stamani, restiamo dell'avviso che l'abbondanza di psicofarmaci di vecchia e nuova concezione con cui stanno cercando di annullare il fenomeno psicologico in atto, provocherà, questa sì, nuovi danni cerebrali.
Voglio pensare che siano in buona fede questi psichiatri, ma ciò non toglie che ci restituiranno un giovane più debole di prima ed ancora in preda ad un "fuoco sacro" sopra il quale stanno soltando buttando la cenere di potenti neurolettici e sedativi.
Non abbiamo potuto farci niente. Prendiamo anche da questo caso lo spunto per intensificare quella metodologia legale, culturale e formativa, specifica della nostra associazione, per prevenire il più possibile situazioni come queste, che si presentano al momento esplosive ed incontenibili.
Una proposta che farò giovedì prossimo al gruppo delle Conferenze Sociali è quella di aumentare la frequenza dei nostri incontri. Propongo di chiamarli "Conferenza Sociale - Gruppi in formazione". Ne parleremo ancora. Arrivederci al prossimo aggiornamento su questa ed altre questioni. Intanto ci prepariamo alla Conferenza Pubblica del rinato Telefono Viola di Roma, che si terrà il 27 maggio alle ore 15 in Via Marsala 42 a Roma.
Alessio Coppola Presidente del Telefono Viola
alessio.coppola@luvis.eu
06/490821 (per denunce e appuntamenti)

venerdì 7 maggio 2010

Conferenza Pubblica del Telefono Viola

CONFERENZA PUBBLICA

DEL TELEFONO VIOLA


IN COLLABORAZIONE CON LIBERA UNIVERSITA' LUVIS

E CON CONSORZIO IL SOL.CO



"PSICHIATRIA E PSICHIATRIA COSTRITTIVA"


Roma - giovedì 27 maggio


ore 15 - 19,30


Sala dei Salesiani - Via Marsala 42


Invitati a partecipare a questo atto politico di solidarietà con il Telefono Viola:

collaboratori e utenti del Telefono Viola, utenti volontari e involontari della psichiatria,

familiari degli utenti, operatori di ASL sensibili ai diritti umani, insegnanti di scuole con

alunni "diagnosticati" e sottoposti a psicofarmaci, studenti universitari di medicina,

psichiatria e area umanistica.


PROGRAMMA

- Ore 15 - Introduzione: Alessio Coppola, Fondatore e Presidente del Telefono Viola, Telefono Viola, per una continua primavera! (10')

- Ore 15,10 RELAZIONI (10' a testa. Solo spunti. I testi inviati, saranno pubblicati sul Blog)

- Giorgio Antonucci, medico psicoanalista di Firenze, La psichiatria ieri e oggi. E domani?

- Natale Adornetto, psicologo antipsichiatra di Catania: Esiste una psichiatria non costrittiva?

- Gioacchino Di Palma, avvocato del Telefono Viola, Roma, Possibilità e limiti dell'attuale

legislazione. Strumenti di tutela legale per la libertà terapeutica.

- Roberto Cestari, medico, Presidente CCDU Italia, Qual è il limite?

- Luigi Anepeta, psicoterapeuta di Roma, Presidente LIDI, La neopsichiatria "di sempre" e la

risposta della pan-antropologia

- Giuseppe Bucalo, Presidente Associazione Penelope di Taormina, Difesa dalla psichiatria e

inserimento sociale.


- Ore 16,15 - INTERVENTI/ESPERIENZE/TESTIMONIANZE (tra i 5' e i 10' a testa. Solo spunti.

Il resto, anche con foto, video e musica , pubblicabile sul Blog del Telefono Viola Roma)


- Il metodo della denuncia sociale del Telefono Viola di Milano e non solo, con Raffaele

Bonaccorsi

- Il Sol.Co (cooperative di solidarietà e cooperazione) anche per i disabili psichici, Presidente

Mario Monge, Roma

- Esperienze di un'istituzione per donne in difficoltà e vittime di violenza, con Carla Centioni di

LUVIS, Roma.


- Il "Metodo alla Salute" di Mariano Loiacono di Foggia, con Angela D'Apolito e Lara Procaccini

di Foggia

- La voce "Senza Ragione" tra sito e documentario, con Mauro Massafra di Taranto

- Contraria-mente contro il sistema della Salute Mentale, con Gaetano Bonanno di Palermo.


- La socioanalisi e l'editrice Sensibili alle Foglie di Nicola Valentino di Tivoli (Roma)

- I Centri di Relazioni Umane, con Maria Rosaria D'Oronzo di Bologna

- Antisorveglianza e antipsichiatria, con Paola Minelli di Torino.


- L'osservatorio sull'OPG di Vito Totire, medico del lavoro di Bologna

- La gruppoanalisi di Francesco Pieroni, psicoterapeuta di Roma

- La comunità aperta di Salvatore Gentile, psicoterapeuta LUVIS di Formia

- La casa famiglia con vista sul quartiere, con Giuseppina Ciociola di Progettiamo Insieme,

Roma

- Il counseling in PNL, fuori dello schematismo psichiatrico, di Attilio Scarponi, LUVIS di Roma.


EXTRA: la mattina, con Giorgio Antonucci, visita della mostra su Caravaggio, alle Scuderie del

Quirinale.


(Prevista la registrazione di Radio Radicale).


Ore 18,30 - 19,30/20 Assemblea del Telefono Viola

POTRANNO ADERIRE nuovi soci (con sottoscrizione della quota sociale di 20 euro). Potranno

aderire anche gruppi territoriali e sedi spontanee del Telefono Viola, in vista della costituzione di

un possibile Esecutivo Nazionale su base provinciale o regionale. Subito dopo vi sarà

l'Assemblea Ordinaria dei vecchi e nuovi associati del Telefono Viola per l'approvazione

delle modifiche allo Statuto del 22 ott. 1991 (statuto nazionale ancora vigente e

sostanzialmente valido) con cambiamento di sede e reintegro nuovi consiglieri.

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NOTA su processo per Francesco Mastrogiovanni, morto in TSO a Vallo della Lucania. Ci

stiamo impegnando per la partecipazione del Telefono Viola, su cui daremo notizia al convegno

insieme con i suoi familiari. Alla Conferenza si potrà portare il proprio contributo per le spese

processuali.

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Contributo parziale. A causa di una partecipazione da fuori Lazio, che va oltre le previsioni,

potremo dare un contributo solo parziale per il viaggio in treno, e soltanto per un referente di ogni

gruppo invitato, che ne abbia necessità. Ci scusiamo per qualche delusione indesiderata.


A presto allora! Un abbraccio, Alessio

alessio.coppola@luvis.eu.

AC/edizione 6 maggio 2010 ore 21,00

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Link di riferimento

- Telefono Viola: Wikipedia - Blog Ufficiale

- LUVIS: Sito

- SOL.CO: Sito

- Coppola: Note biografiche

- Antonucci: Wikipedia - Area Giorgio Antonucci

- Adornetto: Per Riavere Un Futuro

- Di Palma: Legge 180/833

- Cestari: CCDU

- Anapeta: LIDI - Pan-Antropologia

- Bucalo: Associazione Penelope - Comitato d'Iniziativa Antipsichiatrica

- Telefono Viola

- Statistiche delle chiamate al Telefono Viola di Milano

- Telefono Violetta Van Gogh di Firenze

- Collettivo Antonin Artaud di Pisa

- NoPazzia

- Collettivo Antipsichiatrico Bergamo

- Donne vittime di violenze

- Metodo alla Salute

- Senza Ragione: Documentario

- Contraria-Mente

- Socioanalisi

- Sensibili alle Foglie

- Centro di Relazioni Umane Bologna

- Sorvegliato Mentale

- OPG

- Gruppoanalisi

- Comunità aperta

- Casa famiglia

- Counseling

- Comitato verità e giustizia per Francesco Mastrogiovanni (Franco)

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Il contributo tecnico, informatico e fattuale per l'impostazione del post, l'elenco dei

link e la scelta dell'immagine con la farfalla sono di Natale Adornetto

http://nightsoul.altervista.org/_altervista_ht/templates/violet/viola-ner1.jpg

sabato 1 maggio 2010

RESOCONTO QUARTA CONFERENZA


29 Aprile 2010 QUARTA CONFERENZA SOCIALE
(RESOCONTO PER IL BLOG)

Sono stati denunciati al Telefono Viola casi frequenti di Elettroshock presso la clinica privata Santa Rosa di Viterbo. A volte viene somministrato con la scusa che i pazienti hanno una sindrome di Cotard e impauriti da questo "morbo di Cotard" si fanno fare e fanno fare ai loro parenti l'elettroshock. Alcuni dopo l'elettroshock dicono a loro amici che tutto sommato si sentono più tranquilli e non sanno più perché sono stati portati alla clinica psichiatrica... Sono anche girati dei moduli per il cosiddetto consenso informato, ma loro firmano perché hanno fiducia negli psichiatri e sono terrorizzarti da questo morbo di Cotard. Abbiamo quindi deciso di porre in più attenta sorveglianza questa clinica di Viterbo che spaccia elettroshock come cura della depressione, nel caso che gli psicofarmaci si rivelano non più efficaci. Il Presidente Alessio Coppola ha ricordato il caso raccontato nel libro "Il Telefono Viola contro i metodi della psichiatria" (inserito sul nostro blog), scritto insieme con Antonucci, in cui si descrive il percorso psichiatrico che da psicofarmaci a elettroshock (grappoli di elettroshock) portò il giovane Carlo Rellini alla morte in una clinica romana. Ha consigliato di aggiornare la ricerca sull'argomento collegandosi con gli studi di Peter Breggin, lo studioso più preparato sulla materia.
Quanto alla depressione, c'è da segnalare il caso recente riportato dallo scrittore e e psicoterapeuta del Connecticut Gary Greenberg, che si riteneva depresso perché non felice "abbastanza". Accettò di fare da cavia nella sperimentazione di un nuovo farmaco contro la depressione. Gli psichiatri gli dicevano che stava migliorando. Prima che finisse il protocollo però Greeberg fece analizzare le nuove pillole e scoprì che erano un placebo!("Manufacturing depression" edito da Bloomsbury).
L'avvocato Di Palma ha chiarito che la firma sui moduli per il consenso informato non è mai ritenuta valida dai giudici, in quanto sanno che il paziente è in uno stato di soggezione e di dipendenza dall'ambiente familiare e dall'ambiente psichiatrico. Alessio ha fatto anche rilevare che l'elettroshock conviene anche economicamente più della somministrazione dei farmaci in quanto è considerato intervento chirurgico e la clinica ci ricava di più. Comunque vanno fatte più attente verifiche. Va anche ristampato un opuscolo contro l'elettroshock del primo Telefono Viola.

Presenti anche altri giovani che hanno riportato problematiche di difficile rapporto con familiari molto oppressivi. Si è stabilito un buon clima nella riunione in modo da permettere l'ascolto e anche il ridimensionamento di certe accuse in una logica di aiuto reciproco e di protezione della libertà personale ma anche di vincoli familiari importanti.

Si è parlato anche di una ricaduta in TSO per un ragazzo che ha partecipato alle precedenti conferenze sociali, che stava bene e senza farmaci da parecchi mesi. L'avvocato ed Alessio si attiveranno per capire bene le dinamiche che hanno portato a questo nuovo TSO e ai percorsi legali e consulenziali che potranno essere attivati nei prossimi giorni.

Intanto è stata liberata una ragazza S. da un TSO al S. Giovanni di Roma. L'avvocato che ha fatto un'ottima mediazione legale con la struttura, ha poi seguito la vicenda, anche se da molti giorni la ragazza non ha dato più tracce.

La conferenza sociale è quindi passata alla forma del piccolo gruppo per approfondire la conoscenza delle situazioni rappresentate nella prima parte.
Alessio ha concluso con una informazione sul metodo alla salute di Mariano Loiacono di Foggia, che sarà invitato al convegno del 27 maggio. Il metodo di Loiacono è molto compatibile con l'approccio non psichiatrico e dell'ecologia umana seguito dal Telefono Viola.
Conclusione felice, con altre quattro iscrizioni!

LA SEGRETERIA DEL TELEFONO VIOLA