Roma - Casa Internazionale delle Donne - 21 maggio 2011
Conferenza Nazionale: I Vent’Anni di Telefono Viola
Relazione introduttiva
di Alessio Coppola
di Alessio Coppola
Premessa
Questa che segue è soltanto la prima parte della relazione introduttiva che avevo in mente di fare, rispondendo a un tema che mi sono posto in un dormiveglia e che si chiama: Ricordi, pre-monizioni, pre-munizioni. Il resto, alla prossima occasione. Vi anticipo che tra le più importanti pre-munizioni ci sono proprio le “con-ferenze” come metodo e come antidoto al manicomio liquido. Intanto grazie a tutte e tutti che hanno reso possibile questo nostro evento.
Ricordi
Vent’anni di riunioni in scantinati di librerie o in angusti spazi prestatici da gente incuriosita di questa strana cosa, Telefono Viola appunto. Ma che cos’è, perché l’avete chiamato così e cosa volete fare. Contro la psichiatria seh! … No, solo contro quella costrittiva, seh e dove sarebbe l’altra… Contro il TSO, sì va bene, il TSO è una pessima soluzione, ma quando ci vuole ci vuole… Noi abbiamo sempre pensato che la cattura e la cura forzata di una persona fosse sempre sbagliata salvo qualche volta alzare le braccia e arrenderci anche noi di fronte all’impossibile.
Ma l’impossibile per uno può essere il possibile per un altro. Allora dai a cercare l’altro, le persone giuste, quelle che capiscono i meandri umani. Decine di trasmissioni televisive e radiofoniche per spiegare ad altri quello che non conoscevamo bene neppure noi. La persona umana. chi è costei? chi la conosce bene? Costrutti ed elaborazioni per spiegarla, battaglie. Un bel po’ di tempo della nostra gioventù per chi era giovane o della nostra attempatezza per i miei cinquant’anni di allora, che già avrebbero potuto, forse dovuto, ispirare idee e battaglie più tranquille. Con i baffi neri come nel video della prima trasmissione a Caffè Italiano, con attori, non tutti qui presenti, (saluto e ringrazio la bella e brava Simonetta Galantucci, la prima avvocata di Telefono Viola) ma tutti nel cuore di Telefono Viola. A cominciare da Giorgio Antonucci.
Nessun dubbio sull’abbinamento indissolubile tra Antonucci e Telefono Viola, a prescindere da fattori formali, se stava o non stava nell’atto costitutivo che andammo a fare davanti al notaio Silvestri il 22 ottobre 1991. Certamente senza di lui il Telefono Viola non mi sarebbe venuto in mente, mentre è anche vero che senza di noi il Telefono Viola non sarebbe venuto in mente a nessuno. (Ora viene voglia a un sacco di gente. Mi aspetto che dovremo difendere il marchio anche da qualche psichiatra, che volentieri lo metterebbe alle porte del suo carcere come un lasciapassare!).
Né sarebbe venuto in mente a noi del CEU, un gruppo di catacombali che facevano uno strano corso. Anche noi ci abbiamo messo la nostra parte, qualcosa che veniva dalla nostra storia. La nostra dote. “Ecologia della mente e dei rapporti umani”. Tagliammo corto e diventò “corso di ecologia della mente”. Tagliammo più corto e diventò “corso di ecologia umana”. Ed ecco a conclusione la costituzione del CEU, centro di ecologia umana. Dopo un anno e mezzo di quel corso così, da cui veniamo. Ho trovato in questi giorni in uno scatolone polveroso, conservato gelosamente da mia moglie Emma, finalmente “la Traccia”, i sei temi di quel corso con la bibliografia. Una specie di università di stanza!
Si vagava con i pensieri il più lontano possibile, stando negli spazi più angusti possibili.
Insomma, fin da quegli inizi, più erano difficili le cose, più ci piacevano.
[Il CEU, associazione fondatrice del Telefono Viola nel ’91, impegnata in questi giorni nell’accoglienza di 17 bambini della zona di Chernobyl, qui a contatto con cuccioli di lupo della protezione civile, capaci di ritrovarli anche se nascosti e distanti (Scuola Costellazioni, quartiere Torrino Roma)]
Così il CEU fonderà, insieme con Legambiente, un circolo in un carcere, quello di Rebibbia. In un anno duecento detenuti iscritti, con una sede regolare, sfidando l’assurdo di fare ambiente dove ambiente non c’era. Un bel busillis per le direzioni e gli agenti di custodia. Il nome del circolo, Giano, il dio bifronte, della pace e della guerra, che guarda fuori e guarda dentro. Caso di bipolarismo divino!
Se ci fosse tempo, ci sarebbe molto da ridere. Avrei voglia di raccontarvi cose spassose, tutte caratterizzate da uno stesso andamento: cose assurde a prima vista, ma che poi diventano non solo possibili, ma pratiche. Una per tutte, un corso di agricoltura biodinamica nella sezione Alta Sicurezza di Rebibbia! Il nome di quella sezione non mi è mai piaciuto.
Lasciammo la sigla AS e ne convertimmo il significato in A.mbiente S.olidale… . Lì la domanda me la fece il Dott. Cantone, il direttore: Scusi Coppola, ma la terra per questa agricoltura biodinamica dove la prendiamo?... Insieme con Livia Armandi, l’insegnante del corso, agronoma dell’Istituto Agrario di Latina, una persona competente e fuori del comune, la terra la trovammo sotto il cortile di cemento di uno spazio dell’”aria” parecchio “angusto”. (Il resto della storia la potrebbe raccontare meglio qualcuno che oggi è atteso tra noi… .).
Tornando alla nostra nascita come Telefono Viola. Anche le persone stesse. Noi stessi, un po’ scomodi, punti incerti. Ospitati, guardati con un certo sospetto teorico da ambientalisti più doc, di osservanza più classica, in una sede occupata da Legambiente Lazio. In via dei Salentini 3, nel cuore del quartiere S. Lorenzo. La culla della resistenza romana. Uno dei pezzi d’Italia più bombardati. E, più modestamente, la nostra culla. La culla del Telefono Viola. E’ morto i giorni scorsi Mario Di Carlo, presidente allora di Legambiente Lazio, che mi guardò una sera e mi disse, guarda Ale’, non ho capito molto quello che volete fare con questo Telefono Viola, ma mi sa che per quanto pochi siete, vi ci vorrebbe una locandina del Telefono Viola in ogni autobus di Roma! Grande Mario! divenne presidente ATAC e io pensavo sempre alla sua idea concreta, concreta come tutte le sue. Via dei Salentini 3. La prima di una decina di sedi in vent’anni! Ci buttarono fuori dopo un anno (nastro sequestrato, porta sfasciata, schede). E’ una battaglia ricorrente questa della gara a restare fissi in un posto. Pensate che l’ultimo trasferimento è di questi mesi, mentre ci preparavamo a questa Conferenza del ventennale.
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Indice dei contributi scritti per la Conferenza Nazionale
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