LA VOCE SENZA RAGIONE… TRA SITO, GIORNALE E DOCUMENTARIO
di Mauro Massafra
Il motivo per il quale sono stato invitato a questo convegno è quello di parlare della, diciamo così, multimedialità del contesto antipsichiatrico; tale multimedialità appare soprattutto come un bisogno. Vediamo perché: la psichiatria è l’unica “medicina” ad aver bisogno di polizia, carabinieri, e vigili urbani per avere i propri utenti. Questo mi ha convinto che per poter rispondere all’offesa di quest’istituzione sarebbe stato necessario arrivare ad una buona organizzazione anche dall’altra parte, dalla nostra parte. Per questo motivo, dall’esperienza del documentario (che s’intitola “Senza Ragione”) nacque un sito (www.senzaragione.org), che non è il sito del documentario ma un sito di coordinamento tra le diverse realtà.
Tutto questo perché? Vi faccio un esempio concreto: una volta è arrivata all’indirizzo del sito un’email da Venezia, in cui una famiglia cercava aiuto per scongiurare un t.s.o. (trattamento sanitario obbligatorio). Loro non sapevano a chi rivolgersi per avere dei consigli; allora il sito ha funzionato da “collegamento”, in modo tale che qualcuno in quella zona intervenisse. Il sito ha funzionato in modo tale da creare quel contatto che altrimenti non ci sarebbe stato, in modo cioè da creare quella rete che ci permette di non sottostare agli organismi di cui stavamo parlando prima (polizia, psichiatria…) o quantomeno a non esservi sottoposti in silenzio, senza reagire.
Reagire perché, a conti fatti, la questione psichiatrica non va ridotta soltanto ad una dicotomia, ad una netta contrapposizione, tra “è scienza” e “non è scienza”; va bene, possiamo addurre anche questa come motivazione al nostro rifiuto verso la psichiatria, però dobbiamo far arrivare questi dibattiti anche al livello politico, perché la scelta psichiatrica, e quella antipsichiatrica, è una scelta soprattutto politica, una scelta che va contro l’annullamento di un pensiero, l’annullamento di un comportamento.
Se risaliamo alle origini della psichiatria potremmo infatti capacitarci che essa è nata come forma di disciplina di alcuni comportamenti che non erano illegali. C’erano dei comportamenti infatti che la legge non sanzionava, per esempio il libertinaggio; la legge non poteva essere così grezza da stroncare palesemente condotte di questo genere, ed allora delegava ad altri secondini il compito di modellare questi comportamenti; la differenza era che in quel caso i secondini non vestivano le uniformi poliziesche, ma quelle di psichiatri. Non è un caso che questi due organismi, quello poliziesco e quello psichiatrico, lavorano insieme: nel momento in cui un trattamento sanitario non è volontario ma obbligatorio, per renderlo coatto interviene la forza poliziesca. Ecco perché io dico che dobbiamo portare questo discorso da un livello solo scientifico a uno anche politico, perché è altrettanto importante.
Non è un caso che dal sito sia nato anche il giornale, “Il Folletto”.
Non esiste una vera e propria redazione del giornale, ed è questa la cosa veramente importante; non esiste un “centro” che dirige i testi redatti. Il giornale è composto da diverse realtà sparse nel territorio della penisola, ognuna delle quali si occupa di distribuire localmente le copie stampate. C’è una persona, magari di volta in volta diversa, che si occupa di dare una veste grafica al giornale, ma tutti gli articoli arrivano da punti diversi dell’Italia, da realtà diverse dell’Italia, e da impostazioni diverse di antipsichiatria. Dopo esser stato organizzato graficamente il giornale ritorna a queste realtà, che si occupano di stamparlo e distribuirlo localmente. Esistono miriadi di pubblicazioni sull’antipsichiatria; ciò che mi piace di questa in particolare è proprio l’assenza di una redazione centrale.
Domanda dalla sala: “Ma il giornale è scaricabile dal sito?”
Si, tutti i documenti presenti sul sito, ad eccezione dei video (per motivi solo tecnici), sono scaricabili liberamente, ed anche il giornale lo è, perché non protetto da alcun diritto d’autore. Anche questa scelta, quella di non sottoporre i file al copyright, fa parte delle stessa scelta per la quale rifiutiamo la pseudoscienza psichiatrica, un rifiuto dell’imposizione.
E torniamo così all’inizio del discorso che abbiamo intrapreso: l’importanza di riportare questo discorso, il discorso antipsichiatrico al suo valore politico, perché è una rivendicazione che possiamo fare, e che dobbiamo fare semplicemente perché ci è utile, e perché ci può permettere di abbracciare in questa lotta molte persone che altrimenti non vi parteciperebbero.
Grazie.
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