Abstract dell'Intervento di LUIGI ANEPETA
Come scalzare il Potere della Psichiatria
Per avviare una diversa pratica di assistenza alle persone affette da disagio psichico, occorre scalzare il Potere psichiatrico, che è attualmente egemone.
Tale Potere si fonda: sul prestigio sociale mutuato dalla Medicina; su un’ideologia che offre una chiave falsa ma estremamente semplice di spiegazione dei fenomeni psicopatologici; sulla formazione degli Psichiatri, che si limita all’apprendimento del mantra del DSM e dei protocolli terapeutici; dalla sponsorizzazione delle industrie psicofarmaceutiche; e dal consenso sociale.
Il consenso sociale è dovuto: al bisogno collettivo di interpretare i fenomeni devianti in termini di logica lineare; al rapporto ambivalente e sacrale che gli esseri umani hanno con la mente; all’attribuzione infondata agli Psichiatri di competenze “sciamaniche” inerenti gli “abissi della mente; ad una crisi di civiltà socio-economica e culturale, che incrementa la produzione di disagio psichico e, al tempo stesso, induce una rinuncia collettiva a riflettere sulla condizione umana.
Il consenso sociale nei confronti della Psichiatria coinvolge anche massicciamente i soggetti disagiati e i loro familiari.
L’interiorizzazione del pregiudizio psichiatrico determina due diverse reazioni all’etichettamento e alle prescrizioni farmacologiche psichiatriche.
Gran parte dei pazienti, terrorizzati dall’esperienza della sofferenza psichica, sono di fatto conniventi e accettano il loro “destino” di soggetti costretti a “vivere con la malattia”.
Alcuni pazienti si ribellano, rifiutano le etichette nosografiche e le cure farmacologiche, ma, negando la loro sofferenza e spesso accusando gli altri di essere “pazzi”, confermano la diagnosi che comporta l’assenza della coscienza di malattia come sintomo patognomonico.
Cosa fare?
Occorre: primo, smantellare l’edificio ideologico della Psichiatria documentando la sua infondatezza scientifica; secondo, coinvolgere i pazienti in una presa di coscienza che offra loro strumenti interpretativi della loro condizione di ordine scientifico, tratti dalle scienze genetiche, neurobiologiche, psicodinamiche, microsistemiche, ecc.
Il futuro dell’antipsichiatria è vincolato alla diffusione di una verità “rivoluzionaria”, quella per cui la predisposizione al disagio psichico è identificabile, in larga misura, con un corredo costituzionale iperdotato e introverso.
Questa “verità” ha dato luogo alla fondazione della LIDI (Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi: www.legaintroversi.it) il cui obiettivo è la prevenzione del disagio psichico.
Come scalzare il Potere della Psichiatria
Per avviare una diversa pratica di assistenza alle persone affette da disagio psichico, occorre scalzare il Potere psichiatrico, che è attualmente egemone.
Tale Potere si fonda: sul prestigio sociale mutuato dalla Medicina; su un’ideologia che offre una chiave falsa ma estremamente semplice di spiegazione dei fenomeni psicopatologici; sulla formazione degli Psichiatri, che si limita all’apprendimento del mantra del DSM e dei protocolli terapeutici; dalla sponsorizzazione delle industrie psicofarmaceutiche; e dal consenso sociale.
Il consenso sociale è dovuto: al bisogno collettivo di interpretare i fenomeni devianti in termini di logica lineare; al rapporto ambivalente e sacrale che gli esseri umani hanno con la mente; all’attribuzione infondata agli Psichiatri di competenze “sciamaniche” inerenti gli “abissi della mente; ad una crisi di civiltà socio-economica e culturale, che incrementa la produzione di disagio psichico e, al tempo stesso, induce una rinuncia collettiva a riflettere sulla condizione umana.
Il consenso sociale nei confronti della Psichiatria coinvolge anche massicciamente i soggetti disagiati e i loro familiari.
L’interiorizzazione del pregiudizio psichiatrico determina due diverse reazioni all’etichettamento e alle prescrizioni farmacologiche psichiatriche.
Gran parte dei pazienti, terrorizzati dall’esperienza della sofferenza psichica, sono di fatto conniventi e accettano il loro “destino” di soggetti costretti a “vivere con la malattia”.
Alcuni pazienti si ribellano, rifiutano le etichette nosografiche e le cure farmacologiche, ma, negando la loro sofferenza e spesso accusando gli altri di essere “pazzi”, confermano la diagnosi che comporta l’assenza della coscienza di malattia come sintomo patognomonico.
Cosa fare?
Occorre: primo, smantellare l’edificio ideologico della Psichiatria documentando la sua infondatezza scientifica; secondo, coinvolgere i pazienti in una presa di coscienza che offra loro strumenti interpretativi della loro condizione di ordine scientifico, tratti dalle scienze genetiche, neurobiologiche, psicodinamiche, microsistemiche, ecc.
Il futuro dell’antipsichiatria è vincolato alla diffusione di una verità “rivoluzionaria”, quella per cui la predisposizione al disagio psichico è identificabile, in larga misura, con un corredo costituzionale iperdotato e introverso.
Questa “verità” ha dato luogo alla fondazione della LIDI (Lega Italiana per la tutela dei Diritti degli Introversi: www.legaintroversi.it) il cui obiettivo è la prevenzione del disagio psichico.
luigi.anepeta@fastwebnet.it.
RispondiEliminaAl su indicato indirizzo si può chiedere l'interessante relazione completa al Dottor Anepeta, con il quale mi scuso qui pubblicamente per aver posticipato il suo momento di intervento a tal punto da privare tutti di una sua relazione diretta e pubblica. Infatti poi al momento della mia chiamata si era dovuto assentare. Ci auguriamo di riaverlo in una nuova occasione tra noi, magari per organizzare qualcosa insieme su Roma, data la convergenza di molte analisi. Grazie Luigi! Alessio Coppola