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sabato 29 gennaio 2011

“Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”


"Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute" è uno spettacolo andato in onda su La7 lo scorso 26 gennaio, e stasera, 29 gennaio, visto il successo ottenuto da Marco Paolini col suo spettacolo, verrà nuovamente trasmesso su La7 alle 21,30.
In questa pagina il video di quasi 3 minuti "Le cose a volte durano anche dopo di noi, e parlano di noi...", tratto da Ausmerzen. In quest'altra la versione integrale di "Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute".

Ausmerzen. Vite indegne di essere vissute”. La storia di una nazione che, ragionando come un corpo, vuole ripulirsi il sangue. Cioè liberarsi dei “mangiatori inutili” che pesano sulle “persone sane di valore”. E perciò si affida all’eugenetica per selezionare fin dalla culla i disabili, prima accontentandosi di sterilizzarli e poi eliminandoli come scorie umane. Con la collaborazione attiva dei medici di famiglia, delle ostetriche, degli psichiatri. Siamo sicuri che questa vicenda ignobile, questa memoria rubata perché ancor oggi imbarazzante, riguardi solo la Germania nazista?  (Gad Lerner - Ausmerzen: Paolini e la memoria rubata).

Ausmerzen punta a riportare l'attenzione del largo pubblico su una storia tanto dolorosa quanto rapidamente consegnata all'oblio: quella degli esperimenti di eugenetica che i nazisti condussero ai danni di malati psichici e portatori di handicap fra il 1934 e il ‘45 [...] Ausmerzen è il verbo tedesco che indica lo "sradicare" e se lo pensiamo riferito a degli esseri umani già possiamo percepirne l'intrinseca violenza. (Enzo Fragassi - Marco Paolini in TV con Ausmerzen).

L'Aktion T4 fu il programma nazista di eugenetica che prevedeva la soppressione o la sterilizzazione di persone affette da malattie genetiche, inguaribili o da più o meno gravi malformazioni fisiche, al fine di evitarne la trasmissione, attraverso l'ereditarietà del patrimonio genetico, alle generazioni future. Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato all'uccisione di un totale di persone compreso tra le 60.000 e le 100.000. Per quanto concerne la sola terza fase dell'aktion T4, i medici incaricati di portare avanti l'operazione decisero di uccidere il 20% dei disabili presenti negli istituti di cura, per un totale di circa 70.000 vittime. Ad ogni modo l'uccisione di disabili proseguì anche oltre la fine ufficiale dell'operazione, portando quindi il totale delle vittime ad una cifra che si stima intorno alle 200.000 unità. (Wikipedia - Aktion T4).

Emmi G. di fronte   Emmi G. di profilo   
Emmi G. di soli 16 anni fu una delle 70.000 vittime del programma "T4". Giudicata "schizofrenica" venne sterilizzata. Successivamente fu inviata a Meseritz-Obrawalde dove venne uccisa il 7 dicembre 1942 con una overdose di tranquillanti. (L'Aktion T4: il progetto di eutanasia nazista).

Ausmerzen tratta di orrori del passato. Ma certi orrori riguardano anche il presente, non solo il passato, e sull'attualità di determinate pratiche, trascrivo l'eccellente giudizio espresso da Giorgio Antonucci su Ausmerzen. Le sue esplicative ed incisive parole dovrebbero far riflettere tutte le persone.

"Ausmerzen" è uno spettacolo efficace, Marco Paolini è stato molto bravo, non solo dal punto di vista artistico. Ha detto bene delle cose giuste, ha testimoniato avvenimenti importanti e tragici, ma ho avuto l'impressione che Paolini abbia compreso la questione dello sterminio dei degenti degli ospedali psichiatrici nazisti molto meglio di quelli che hanno partecipato al dibattito successivo. Anzi ha sicuramente capito di più, perchè si è immedesimato nelle vittime.
Purtroppo, il dibattito non ha tirato le conclusioni di quanto raccontato da Paolini, anzi è caduto per l'ennesima volta nel tranello del "c'era una volta", del racconto di un mondo che non esisterebbe più. Invece non è così, gli esempi sono sotto i nostri occhi, basta guardarli. Le persone muoiono ancora stretti alle camicie di forza. Lo spettacolo era in diretta dall'ex ospedale psichiatrico Paolo Pini e il Niguarda, dove si muore ancora legati ad un letto di contenzione, non era lontano.
Nel corso del dibattito ho sentito dire che l'Italia è un paese all'avanguardia grazie alla Legge Basaglia, ma la realtà è molto diversa. I manicomi esistono ancora, anche se vengono chiamati in altro modo, ed esistono ancora perchè la legge Basaglia non ha cambiato le cose come si sperava, perchè si è lasciato il diritto agli psichiatri di prendere una persona contro la sua volontà e di imporre la camicia di forza o altri mezzi di contenzione. Si è lasciata in vita la sottocultura e la pseudoscienza che sta dietro ai manicomi.
C'è un legame non solo storico tra psichiatria e razzismo, perchè entrambi qualificano alcune persone come incapaci di scegliere e incapaci di pensare. Entrambi, quindi, creano i "sottouomini" che il nazismo ha poi voluto eliminare. Il dibattito avrebbe potuto approfondire questo tema, lo spettacolo di Paolini ne aveva fornito la possibilità, ma non è stato fatto. La mentalità che sta dietro ai manicomi è la stessa che sta dietro ai campi di concentramento, ma si è preferito parlare di tutto al passato come se il problema non ci riguardasse più. Ancora una volta non è stato valutato uno dei problemi centrali, quello del potere. Per fare un esempio, l'avvocato di ufficio di Gaetano Bresci, l'anarchico che ha ucciso il Re d'Italia Umberto I, sostenne che il suo cliente era folle. Fu smentito dallo stesso imputato che rivendicò politicamente il suo gesto. Nessuno, però, sollevò la questione della salute mentale del generale Bava Beccaris che sparò con i cannoni sulla folla di manifestanti uccidendo 80 persone. Anzi, il re Umberto I gratificò Bava Beccaris della Gran Croce dell'Ordine Militare di Savoia. E fu proprio per vendicare le vittime della manifestazione che Gaetano Bresci decise di uccidere il Re d'Italia. Chiedo, perchè si poteva pensare che Bresci fosse folle ma non Bava Beccaris?
Non esistono persone che non sono in grado di scegliere, persone che non si possono capire. Io ho incontrato i degenti degli ospedali psichiatrici per trent'anni e li ho sempre capiti. Comprendere l'altro può essere facile o difficile. Per esempio, se si parla con una persona che proviene dal Bangladesh e parla la sua lingua non lo si capisce, ma non è lui che non è capace di comunicare, non è lui che non sa cosa sta dicendo, sono io che non capisco. Si può sempre capire l'altro, esiste sempre un punto di riferimento pratico su cui mettersi d'accordo e instaurare una relazione. Se non si capisce l'interlocutore occorre cercare un traduttore, non lo si interna.
("Ausmerzen": un ottimo spettacolo e un pessimo dibattito, di Giorgio Antonucci)
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(Post assemblato da Natale Adornetto)

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