RESOCONTO DELLA VI CONFERENZA SOCIALE
(INCONTRO del
Presenti più di quindici persone, tra associati e non. Alla fine, dato il clima positivo vissuto insieme, si sono associati tutti, anche madre e figli, fratello e sorella. Abbiamo iniziato a vedere il video del processo di Berlino contro la psichiatria, organizzato nel 1998 dal Tribunale Foucault. Il proiettore non è partito. Così ci siamo stretti tutti e tutte intorno ad un portatile, gridando le didascalie, dato che il parlato era o inglese o tedesco.
Molti i commenti dei partecipanti, che interrompevano il video per fare i collegamenti con le loro situazioni attuali, reali, sofferte, di vittime, piccole e grandi, della psichiatria. Non del 1998, ma del 2010. Narrazioni di veri arresti di persone, sulla base di giudizi psichiatrici, sia ieri a Berlino che oggi a Roma, arresti chiamati diagnosi, di fatto condanne alla prigione. Prigione a vita spesso, tra una cura obbligatoria ed un’altra presso i CIM o CSM, tra un trattamento obbligatorio ed un altro presso l’SPDC, i servizi psichiatrici di diagnosi e cura presso gli ospedali. Né servizi, Né “iatrici” della “psiche”, Né diagnosi refertabili, Né tampoco “cura”. Ma tempi e luoghi di tortura, annullamento della persona fisica e della persona giuridica, morale e sociale. Qualcuno dice: quando la psichiatria sarà dichiarata fuori legge? Il nostro presidente Alessio Coppola afferma che andrebbe imposto l’avvocato difensore prima di ogni ricovero coatto, e non dopo, a cose fatte, a danni già creati, a volte irreparabili. Ricorda il processo iniziato a Vallo della Lucania per la morte, l’uccisione di fatto, dell’insegnante buono Francesco Mastrogiovanni, giusto un anno fa, il 4 agosto del 2009, dopo una caccia alla strega con schieramenti di truppe fin sulla spiaggia di Acciaroli e dintorni. “Se mi portano a Vallo, non ne uscirò vivo!” è il grido profetico di Francesco prima della cattura. Ha avuto ragione lui contro gli psichiatri ora accusati della sua morte per abbandono e maltrattamenti gravi (in uno stato protratto di legatura durato 82 ore e poi la morte, questa volta denunciata da una lunga ripresa in diretta, pubblicizzata dall’eccezionale lavoro del Comitato Verità e Giustizia per Francesco Mastrogiovanni).
Ma Francesco ha avuto ragione anche perché consapevole di quanto fosse immenso e corresponsabile della sua morte il nostro diffuso quieto vivere, la nostra impreparazione ad un agire sociale interdittivo della ignoranza e della crudeltà di molta psichiatria (di quasi tutta, se non tutta), quella che mette l’asticella della norma all’interno della preistoria umana del pregiudizio e sulla base di personali farfugli psicologici e valoriali.
Quindi il da fare: azione processuale e legale contro questa becera psichiatria, ma anche contestazione capillare dei suoi presupposti culturali di massa, del suo uso pseudomedico e televisivo per etichettare e bollare come anomalie mentali da curare e intrappolare a tutti i costi scelte personali e comportamenti che vanno invece ricompresi nelle profondità, nelle libertà e nelle responsabilità dell’espressione umana.
E’ stata anche segnalata ai presenti la testimonianza eccezionale di Natale Adornetto, nostro amico e collaboratore, che ha scritto recentemente sulla sua esperienza come vittima di ripetuti TSO. Le sue parole nascono da un generoso e sofferto sforzo di reidentificazione con i momenti della tortura impostagli da una psichiatria retriva e recidiva. Verrebbe da prendere Natale e portarlo via in un mondo senza legacci, senza psicofarmaci, senza diagnosi.
Diagnosi fasulle, pure nominazioni, che falsificano gli eventi e niente dicono realmente della passione civile, del senso analitico, dei nodi interiori, delle capacità moltiplicatorie della fantasia umana, che Natale esprime. Anche se sottoposto a coercizione. Ecco, gentili psichiatri, gentili psichiatre, di Vallo, di Roma e di Berlino, leggetevi i TSO di Adornetto, per imparare cosa è psichiatria, ma anche cosa è umanità.
Siamo atterrati quindi, alla fine della conferenza sociale, ad alcuni problemi spiccioli ed organizzativi. Insomma ci siamo detti che dovremmo essere di più. Molti di più. Con molti più avvocati e con molti più interventi. Giorgia ad esempio (figlio giovane in TSO, ora fuori, con azione legale in corso) rifarebbe qualche volantinaggio di fronte a qualche luogo psichiatrico che si distingue per notevoli abusi. Intanto abbiamo deciso di farci una copia personale del video del processo di Berlino, aggiornandola poi con le nostre esperienze, lavorando ad un “processo di Roma” contro la psichiatria, di cui il processo di Vallo della Lucania è un atto importante.
A Vallo della Lucania, per Francesco Mastrogiovanni e per i suoi familiari ed amici, noi del Telefono Viola non molleremo la nostra specifica vigilanza legale, saremo accanto e a disposizione della difesa, a prescindere che accettino o meno la nostra costituzione di parte civile. Richiesta da noi avanzata, sia bene inteso, a rappresentanza morale delle centinaia di vittime che fino ad ora abbiamo incontrato e difeso nella nostra azione preventiva e contestativa, gratuita, autonoma, indipendente, documentata per 19 anni.
Roma,
LA SEGRETERIA DEL TELEFONO VIOLA DI ROMA
NOTA. Per Agosto resta in funzione il centralino per la registrazione delle denunce (06/490821). Le più urgenti saranno avviate agli operatori e legali presenti. Denunce possono essere anche inviate tramite email all’indirizzo telviolaroma@yahoo.it
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