I VENT'ANNI DI TELEFONO VIOLA
Già negli anni 80 eravamo oltre le pareti del non luogo del manicomio, noi futuri iniziatori del Telefono Viola. Abbiamo imparato da Giorgio Antonucci, l’unico coraggioso prosecutore di Basaglia, a trapassare il manicomio per portare la ragione ed il cuore vicini alle tragedie incomprese di uomini e donne sepolti dal pregiudizio sociale. Il pregiudizio soprattutto di una psichiatria, quasi tutta se non tutta, che, non sapendo andare oltre le apparenze, toglie salute, identità e decoro a tutti quelli che non sa o non vuol vedere come esseri umani.
Noi crediamo ancora, nonostante il perbenismo e la volontà di massa che mette la spazzatura umana sotto i tappeti, che i tappeti vadano rivoltati, arieggiati e che nessuna umanità sia da recludere, ma solo da capire. Noi crediamo che il problema sia il capire e il valorizzare, e non il dove seppellire i rifiuti umani. Il nostro obiettivo quindi è indicare l’abuso e lo stupro umano in ogni forma di segregazione psichiatrica a partire dai ricoveri coatti o Trattamenti Sanitari Obbligatori. Nei vent’anni del nostro percorso abbiamo scoperto che la vera sepoltura viva parte dagli abusi che vengono commessi prima, durante e dopo i Trattamenti Sanitari Obbligatori della psichiatria.
E questo avviene senza che la psichiatria entri realmente nella conoscenza dell’essere umano, senza che le sue diagnosi (etichettature, chiamiamole per come sono) portino uno straccio di una vera prova. Lo abbiamo visto nel grande abuso commesso contro Davide Catalano, bruciato mentre era in TSO al Forlanini di Roma nell’agosto 91, e che per questo fu privato di una gamba. E lo abbiamo visto ancor più nella tortura inflitta all’insegnante Francesco Mastrogiovanni fino alla sua morte dopo più di ottanta ore di contenzione fisica. Dopo i fatti di Davide abbiamo costituito il Telefono Viola per la difesa possibile contro ogni abuso e violenza della psichiatria. Dopo la morte inflitta a Mastrogiovanni ci siamo costituiti, e siamo stati accolti, in tribunale come parte civile.
Dobbiamo esigere da subito che prima che uno psichiatra o una psichiatra arrestino una persona - a volte per sempre e fino alla morte, senza aver bisogno di un processo - sia almeno garantito ad essa il diritto ad un avvocato pagato dallo Stato. Noi riteniamo incostituzionale il TSO e quindi ogni forma costrittiva della psichiatria, a prescindere che il carcere psichiatrico chiuda le persone in un reparto psichiatrico, in una clinica privata o in una comunità cosiddetta terapeutica, o negli OPG dove ora Iacona con il senatore Marino hanno spinto con coraggio milioni di telespettatori a guardare un pezzo di umanità sepolta, non l’unico, non il più diffuso.
Noi, insieme con i nostri ispiratori, tra cui, il primo, Giorgio Antonucci, vogliamo celebrare questi primi vent’anni del Telefono Viola, fondato “contro gli abusi e le violenze psichiatriche”, e vogliamo che sia occasione di riflessione, di denuncia, ma anche di scambio, per una NUOVA TESSITURA di contatti e di tentativi contro lo strapotere della psichiatria e per la difesa dei milioni delle sue vittime o dei suoi utenti indifesi o inconsapevoli. Le reti sociali sono ormai di moda. Ognuno tesse la sua. Accettiamo la sfida di fare una grande rete del Telefono Viola - fatta di referenti territoriali e di utenti liberi di Telefono Viola - su tutto il territorio italiano.
Invitiamo tutte le persone, sincere amanti delle libertà civili, alla CONFERENZA NAZIONALE “I VENT’ANNI DEL TELEFONO VIOLA” che si terrà sabato 21 maggio dalle ore 9 alle ore 17 in Via S. Francesco di Sales 1/A a Trastevere, presso la Casa Internazionale delle Donne (percorso veloce da Termini: prendere il 23 oppure l'80, scendere alla fermata "Chiesa Nuova" e poi un breve tratto a piedi). Seguirà a giorni il programma della Conferenza.
Roma, 24 marzo 2011
Alessio Coppola
Presidente Telefono Viola Nazionale
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