ABSTRACT di Francesco Pieroni
Presidente IGARS
Istituto di Gruppoanalisi per il Sociale Roma
"Gruppo" e "Gruppoanalisi" alludono all' "essere insieme" proprio dell'esistenza umana e del suo organizzarsi.
Ma non parlerò di teorie, bensì di uomini come testimoni che per la loro “diversità” hanno sperimentato il dramma dell’emarginazione e la fatica di essere insieme.
Lisa, una donna sensibile profondamente capace di partecipare, ha combattuto una intera vita per difendere la sua libertà e contro la violenza della emarginazione.
Ventuno maggio
"Gruppo" allude all'essere insieme, che è croce e delizia dell’umanità. Non vi parlerò di teorie ma di miei compagni di viaggio, testimoni e vittime di un percorso tanto faticoso per diventare "uomini". L'anno passato: Nello; quest'anno: Lisa.
Dunque, dobbiamo risalire ai primi anni 80.
Lisa l'ho incontrata sulla metro B. Vestita di colori sgargianti e bizzarri, col suo visetto da bimba dispettosa: in una perfetta imitazione di russo, si rivolge ai compagni di viaggio per denunciare comportamenti immorali e violenti… contro la Legge 180 (che dimostrava di conoscere bene). Finito il suo sermone, Lisa si rivolge a me con occhio furbetto: "d’accordo, Principe, vero?!". Poi come un folletto si fa largo tra la folla della Metro e passa oltre; altro vagone altro discorso!
Con Lisa ho avuto una lunga frequentazione; abitavamo sullo stesso pianerottolo di una palazzina della periferia romana ed anche se i nostri orari non coincidevano ogni giorno aveva un appuntamento quasi fisso: la sera verso le otto e mezzo.
Lisa suonava tre volte il campanello della porta ; Mary, mia moglie oppure io facevamo la domanda di rito sapendo già la risposta altrettanto rituale: “chi è?”
Risposta: “sono Lisa, la vostra dirimpettaia, la padrona dell’appartamento di fronte.”
Aperta la porta , alla domanda cosa le servisse, Lisa fa una specie di lista della spesa: sale grosso, uova, olio, tonno, cipolle, pane caffè …fino alla mitica “pasta Bettini corta” che inizialmente mi metteva in difficoltà non avendone proprio in casa. Lisa però mi rassicurava; non mi dovevo preoccupare se non ce l’avevo, me l’ avrebbe portata lei … e così faceva ;andando a prender la pasta corta nella sua dispensa .
E così, sulla porta di casa si realizzava uno scambio, un contatto, che alla fine era diventato come il “bacio della buona notte”; potevamo andare a dormire in pace.
Lisa era spesso al centro delle chiacchiere del quartiere, per le sue “stravaganze” e per certi “sermoni”, nei quali svelava ai quattro venti, pensieri e fatti tenuti gelosamente nascosti dalle persone per bene. Si può dire che nel piccolo rione dove ha vissuto, sia riuscita a trovare un suo posto; più temuta (la follia spaventa) che amata, Lisa aveva, comunque il rispetto di tutti , compresi i ragazzi del quartiere, che le si rivolgevano sempre dandole del Lei . Cosa che Lisa ricambiava generosamente distribuendo a destra ed a manca titoli nobiliari di conte, duca, principe, eccellenza, ecc, (la mia cara Mary, per esempio era la Principessa Margot) salvo declassare a livello di “sig. Tecnico” quando qualcosa le andava storto.
E quello che la faceva infuriare erano le ambulanze e gli estranei che osavano varcare il cancello del condominio, o addirittura bussare alla sua porta: razza maledetta di sporchi violentatori !!
Bisogna dire che le ragioni di Lisa per queste avversioni erano più che giustificate. Lisa amava la libertà: passava le sue giornate a spasso per Roma, o sulla metro parlando lingue che nessuno conosce tanto per dire quanto si è stranieri in questo mondo, senza far male a nessuno, anzi…e la sera rientrava a casa in tempo utile per il rito della “pasta Bettini”.
Eppure questa sua libertà era costantemente insidiata: quasi ogni anno si ripeteva il tentativo di parenti “solerti” che si ritenevano in obbligo di”curare” Lisa. Tentativi sinceramente maldestri ; al mattino un’ambulanza si fermava un po’ nascosta nelle vicinanze di casa, mentre due o tre parenti ed operatori cercavano di “stanare “ Lisa dal suo nido per portarla via. Ma Lisa non era fessa e in un baleno, come un folletto, prima che gli assedianti prendessero posizione, si trovava già sulla metro a fare le sue giustificatissime arringhe contro i violentatori e gli stupratori… legge 180. Ad onore del mio condominio e dell’intero quartiere posso dire che tutti tifavamo per Lisa.
Le cose sono andate bene fino ad un inverno di alcuni anni fa, quando gli uomini dell’ambulanza, dopo almeno una decina di tentativi andati a vuoto, sono riusciti a “catturare” il soggetto.
Dopo tre mesi di "cure" Lisa è tornata a casa. La sera non ha piu' ripetuto il rito della pasta Bettini ed anche le sue uscite in città si sono fatte sempre più rare e brevi.
Sono seguiti giorni duri per noi e per Lisa. Mary si è ammalata e in meno di un anno ci ha lasciati. Lisa dal chiuso del suo castello inaccessibile seguiva muta, passo dopo passo, il dramma del dolore e della morte. E’ sempre stata in silenzio in quei giorni, anche le sue arringhe contro i violentatori ex lege 180 sono stati sospesi.
Poi, quando una sera mi ha visto tornare, solo, a casa, è corsa ad aprirmi, premurosa la porta dell’ingresso; “Però che brutta cosa le hanno fatto, signor Principe! ” … un inchino e via…
Nel giro di pochi anni, la nostra cara Lisa da quel folletto danzante che era, (forse per le medicine che più o meno forzatamente era costretta ad ingoiare, forse per l’inattività) si è trasformata in una specie di mongolfiera, irriconoscibile ed ansimante dentro un corpo e con pensieri ogni giorno più pesanti.
Un mattino, ho avvertito del movimento nella strada di solito tranquilla. Mi affaccio; davanti al cancello di casa sosta un’ambulanza e tre uomini vestiti di bianco… con altra gente intorno.
Cosa è successo? – chiedo –
“Sa, è quella signora …strana … è caduta dal letto …”
Dal portone di casa esce una barella, dalle lenzuola candide spunta il faccione rubizzo di Lisa.
Di scatto, ricordando l’agilità di una volta Lisa si alza seduta sulla barella che traballa sotto il peso dei suoi cento e passa chili, poi, e con solennità, ringrazia tutti i presenti “anche quelli che stanno dietro le finestre” e scusandosi “per il disturbo”,
si distende infilandosi sotto le lenzuola.
Non ho più visto Elisa; dopo tre giorni da quel mattino stava già questionando con San Pietro per quel tintinnare di chiavi che non la faceva stare tranquilla; legge 180!
bellissimo racconto Francesco :)
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