Appunti di Natale Adornetto
sulla/contro la Proposta Ciccioli
(per il 21 Maggio, la rete legale e l’azione di Telefono Viola)
CARLO CICCIOLI, LA MALATTIA MENTALE
E IL CONTRATTO DI ULISSE
Dopo l'ultima ascesa del Governo Berlusconi, in poco meno di un anno sono stati presentati ben 5 DDL (Disegni di Legge) per la modifica della Legge 13 maggio 1978 n° 180, successivamente integrata negli articoli 33, 34, 35 e 64 della Legge 23 dicembre 1978 n° 833.
In questo articolo prenderò in considerazione soltanto il DDL dello psichiatra e parlamentare Carlo Ciccioli. Ciò sia perché finora Ciccioli è stato il più battagliero e il più deciso nel far approvare il suo DDL e sia perché proprio di recente si è discusso del suo DDL alla Camera.
Per essere precisi, intendo argomentare sul contratto di Ulisse di cui Carlo Ciccioli parla nel suo DDL.
In questo articolo prenderò in considerazione soltanto il DDL dello psichiatra e parlamentare Carlo Ciccioli. Ciò sia perché finora Ciccioli è stato il più battagliero e il più deciso nel far approvare il suo DDL e sia perché proprio di recente si è discusso del suo DDL alla Camera.
Per essere precisi, intendo argomentare sul contratto di Ulisse di cui Carlo Ciccioli parla nel suo DDL.
Dal DDL: "la necessità di tenere presente quanto, su un piano etico, sia giusto riconoscere al paziente psichiatrico in termini di dignità ed autodeterminazione che devono essere salvaguardate anche in relazione alla patologia presentata. In questa ottica, dovendosi conciliare le esigenze dell'individuo con quelle dell'attività clinica, molto attuale risulta una proposizione di collaborazione medico-paziente, rispettosa dei diritti di quest'ultimo, ma duttile alle esigenze terapeutiche. Si tratta del contratto terapeutico vincolante per il proseguimento delle cure che ben si configura con la denominazione di «contratto di Ulisse»: esso vincola il paziente, originariamente d'accordo, a farsi seguire anche a prescindere da una volontà contraria, manifestata in una successiva fase della malattia [...] il principio di autodeterminazione riconosce il primato della persona sugli interessi della scienza e della società, nonché il rispetto della dignità e dei diritti fondamentali di uguaglianza, autonomia e libertà dell'individuo quali espressioni di valori e principi universali ed inalienabili".
Segue una lista di Codici, Dichiarazioni e Convenzioni sui diritti fondamentali e inviolabili della persona, e si continua a parlare di "centralità riconosciuta al principio di autodeterminazione". Poi:
"Con tale strumento, definito dalla letteratura scientifica americana «contratto di Ulisse», sarebbe possibile gestire consapevolmente comportamenti patologici stabilendo disposizioni in merito alla propria ospedalizzazione o al trattamento con terapie specifiche da far valere anche per lfipotesi che, nei periodi di crisi, si manifesti una volontà contraria".
"Con tale strumento, definito dalla letteratura scientifica americana «contratto di Ulisse», sarebbe possibile gestire consapevolmente comportamenti patologici stabilendo disposizioni in merito alla propria ospedalizzazione o al trattamento con terapie specifiche da far valere anche per lfipotesi che, nei periodi di crisi, si manifesti una volontà contraria".
Vi invito a riflettere su alcuni punti. Si parla tanto di diritti, autonomia, libertà, autodeterminazione, ma poi ciò che di fatto accadrebbe, è che la persona che contrae il contratto di Ulisse perde ogni diritto, autonomia, libertà e autodeterminazione. Una volta vincolata col contratto di Ulisse, la persona non può tornare indietro, non può cambiare idea, non può prendere un'altra decisione, non può avere una volontà contraria. Può manifestare una volontà contraria, ma questa non conta, vale il contratto di Ulisse stipulato prima.
E stando così le cose, vanno a farsi benedire e si gettano alle ortiche tutti i bei discorsi sull'autonomia e sull'autodeterminazione. Dove sta l'autodeterminazione in una persona a cui viene negata una decisione sulla base di un impegno assunto in precedenza? Il punto è "Firma, e perderai autonomia e autodeterminazione".
E questo già basta a capire che quelle belle parole sono solamente fumo negli occhi. C'è poi un altro punto. Vien detto che il manifestare una volontà contraria a quella espressa in precedenza, può esserci nei momenti di crisi. Viene cioè stabilito - ma su quali basi? - che la volontà contraria è dovuta alla crisi, e che quindi va considerata la volontà iniziale. Certo, uno in crisi mica può prendere decisioni, no? Automaticamente, è ovvio che la persona che cambia idea viene etichettata come persona in crisi, così il giochino è fatto.
Mi sfugge però un'altra cosa. La persona, quando fa il patto di Ulisse, non è in crisi, giusto? Se fosse in crisi non potrebbe assumere questo impegno, giusto? Perché se è in crisi non può decidere cosa è meglio per sé. Quindi, la persona che si impegna nel contratto di Ulisse, come si evince dal DDL, non è in crisi, sta bene. Ma se sta bene, se non è in crisi, perché le vien fatto assumere l'impegno di curarsi?
Riassumendo, per il DDL quando le persone accettano il contratto di Ulisse, non sono in crisi. Entrano in crisi al momento in cui manifestano una volontà contraria.
Ma ora arriviamo al nodo principale. Secondo la psichiatria e gli psichiatri, i malati di mente sono persone incapaci di badare a se stesse, persone che non sono in grado di gestirsi e di prendere decisioni. Che per la psichiatria sia così, ed anche peggio, ognuno lo può abbondantemente verificare.
Riassumendo, per il DDL quando le persone accettano il contratto di Ulisse, non sono in crisi. Entrano in crisi al momento in cui manifestano una volontà contraria.
Ma ora arriviamo al nodo principale. Secondo la psichiatria e gli psichiatri, i malati di mente sono persone incapaci di badare a se stesse, persone che non sono in grado di gestirsi e di prendere decisioni. Che per la psichiatria sia così, ed anche peggio, ognuno lo può abbondantemente verificare.
Seguendo il pensiero della psichiatria - e qui è questo che va preso in considerazione anche se c'è chi, come me, non lo condivide affatto - viene spontaneo chiedersi come può un malato mentale assumere un impegno come quello che è implicito e che scaturisce dal contratto di Ulisse. Cioè, persone a cui non si lascia decidere nulla, a cui non si lascia fare nulla, persone a cui non si affida neanche uno spillo, persone stigmatizzate e considerate come esseri da accudire, da guidare e da gestire, ecc., ecc., ecc., all'improvviso, e per un attimo, da "no buone" diventano "buone", da persone che non sanno scegliere nemmeno su inezie diventano persone capaci, autonome e autodeterminate a tal punto che possono decidere di vincolarsi con l'oneroso contratto di Ulisse?
Vogliono far credere ciò? Vogliono far credere che i "malati mentali" avrebbero autonomia e autodeterminazione? Ma a chi, ma dove e quando? Ma se queste cose spesso non vengono concesse neppure alle persone considerate "migliori", figurarsi se le regalano a piene mani alle persone che stigmatizzano e annullano con le diagnosi di malati mentali.
Vogliono far credere ciò? Vogliono far credere che i "malati mentali" avrebbero autonomia e autodeterminazione? Ma a chi, ma dove e quando? Ma se queste cose spesso non vengono concesse neppure alle persone considerate "migliori", figurarsi se le regalano a piene mani alle persone che stigmatizzano e annullano con le diagnosi di malati mentali.
Concludendo, il succo fondamentale di questo discorso si può condensare nella seguente domanda. Come può un "malato di mente" a cui viene negata e misconosciuta qualsiasi minima autonomia e autodeterminazione e ogni capacità decisionale anche minima, essere poi capace di optare per il contratto di Ulisse?
Mi piacerebbe che qualche persona ponesse, mettendolo alle strette, questa domanda in Parlamento a Carlo Ciccioli mentre dibattono del suo DDL. E mi piacerebbe sentire e vedere su quali specchi si proverebbe la scalata.
Natale Adornetto - Dottore in psicologia
Progetto di Legge Ciccioli e altri (testo unificato)
in discussione alla Camera
Dopo i vari DDL (Disegni Di Legge) via via presentati per modificare la legge psichiatrica italiana, qualche mese addietro è stato presentato un Progetto di Legge con testo unificato e il cui relatore è Carlo Ciccioli. La Proposta di Legge è in discussione alla XII Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati.Qui non è mia intenzione analizzare nei dettagli tutto ciò che non va in questa proposta di legge. Per altro, l'hanno già fatto molto bene altre persone. Dico soltanto alcune cose. Il Trattamento Sanitario Obbligatorio (TSO), da Obbligatorio diviene "Necessario": viene usata un'astuzia terminologica per far apparire necessario ciò che in realtà è obbligatorio. Quindi, non più TSO ma TSN. Inoltre, dai 7 giorni del TSO, si passerebbe ai 21 giorni del TSN.
C'è poi il TSNEP, il Trattamento Sanitario Necessario Extraospedaliero Prolungato, della durata di 6 mesi, e rinnovabile di 6 mesi a 6 mesi ad oltranza: nel concreto, si vuole far rinchiudere a vita un maggior numero di persone e far nascere un numero abnorme di nuovi manicomi che si aggiungerebbero ai migliaia già esistenti, si vuole privatizzare la psichiatria, si vuol aumentare il business e il badget sulla pelle di migliaia e migliaia e migliaia di esseri umani.Nel testo unificato, rimane presente il contratto terapeutico vincolante (il "contratto di Ulisse").Ciò è inaccettabile, e urge una risposta forte e decisa.
Tante persone dicono che la Proposta di Legge verrà rigettata. Ma solo per questa ipotesi, bisogna starsene con le mani in mano senza far niente ed aspettare? E se il Progetto diviene Legge, se noi ci troviamo di fronte al fatto compiuto, poi che facciamo? Facciamo la petizione, la raccolta di firme on line per chiedere di abolire la specifica legge?Magari servirà a poco, però penso che ci si debba attivare e mobilitare il prima possibile. Dovesse servire anche solamente a informare un certo numero di persone sulle conseguenze apocalittiche a cui porterebbe l'approvazione della legge, sarebbe già tanto.Iniziamo quindi tutti/e ad attivarci fin da adesso. Non dimentichiamo ciò che ha fatto Vendola in Puglia nel 2008 (delibera 1170) e ciò che di recente ha fatto la Polverini nel Lazio (Ciò anche se poi il Governo ha bloccato la concessione di 240 posti letto alle cliniche private). Queste cose sono, secondo me ed altre persone, le prove generali per il ritorno "in grande stile" dei vecchi manicomi e lo spianare la strada al DDL unificato. Mi ritrovo, ci ritroviamo e ci ritroveremo in una situazione a dir poco "contraddittoria". A me e a tantissime altre persone l'attuale legge psichiatrica, la cosiddetta legge Basaglia, piace poco. Basta dire che vi è previsto l'uso e la violenza del TSO e delle coercizioni e che ciò che di buono vi è contenuto in essa (dicitura inerente il rispetto dei diritti e della dignità della persona), non viene per niente preso in considerazione nella pratica concreta, reale e quotidiana degli addetti ai lavori. "Noi" ci battiamo per l'abolizione delle coercizioni e del TSO, mentre ci ritroviamo, causa "forza maggiore" e nostro malgrado, a "difendere" la legge che sancisce il TSO e le costrizioni. E, indirettamente, anche a "difendere" le violenze e le libertà che, essendo contenute e implicite in questa legge, inevitabilmente e consequenzialmente derivano e scaturiscono da essa. Ci ritroviamo costretti a scegliere il meno peggio. L'attuale legge non va cambiata con quella proposta per non far peggiorare le già pessime condizioni nelle quali si ritrovano le persone psichiatrizzate e brutalizzate dalla psichiatria, ma la legge cosiddetta Basaglia non è una buona legge, e noi continueremo a batterci anche contro gli elementi negativi di essa.
Natale Adornetto - Libero antipsichiatra
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