Sul Processo Mastrogiovanni a Vallo della Lucania
Ribaltamento della strategia difensiva degli psichiatri nell’udienza del 13 marzo 2012.
Non ritengo casuale il ribaltamento che c’è stato nella scorsa udienza del 13 marzo da parte dei consulenti della difesa (difesa dei 6 psichiatri e 12 infermieri imputati nel processo per la morte di Francesco Mastrogiovanni). Certamente una parte di tale innovazione di strategia difensiva è dovuta a una particolare bravura e aggressività professionale, mostrata in modo molto brillante dagli avvocati di parte civile (più sobrio e insidioso l’Avv. Di Palma di Telefono Viola, più insistente e mordace l’Avv. Capano, più scolastica quella dell’Avv. Caterina Mastrogiovanni, che sta svolgendo, con molta accortezza e sin dall’inizio tutta l’accusa). Un’altra ragione di questo cambiamento però è dovuta alla necessità di rappresentare nel processo anche un lato più “buono e democratico” della psichiatria. Il consulente della difesa Prof. Dott. Fiore infatti, su cui potreste sentire su You Tube l’ottima cronaca con interviste condotta da Luigi Pastore (www.unotvweb.it) ha rappresentato anche il lato umano dei trattamenti psichiatrici, che sarebbero improntati al dialogo col paziente, se potessero restare nell’ambito “salottiero come in TV”, oppure nella psichiatria del territorio (nei CSM) dove, quasi per principio, si cerca di dare solidarietà ai malati. Il problema vero, dice Fiore, è quando siamo di fronte ai malati veri, a quelli gravi. E qui la psichiatria è quella “vera, reale e materiale” che si fa nei reparti ospedalieri. Qui, sembra dire, non ci si può trastullare… E quando siamo di fronte ai malati gravi? Quando la crisi “psicomaniacale” o “bipolare” o il “disturbo schizofrenico” diventa “un disturbo delirante in paranoico acuto”, come lui pensa sia successo nelle “acuzie” di Francesco Mastrogiovanni. E questo quando lo sappiamo? come e quando si fanno queste, chiamiamole pure, diagnosi? Vanno fatte prima delle terapie giusto? No, dice Fiore, “le diagnosi si fanno dopo, non prima, si fanno col paziente”. Bello e truffaldino insieme, perché questo spiega, secondo lui la variazione a cui spesso va incontro la stessa diagnosi, per cui un bipolare, può diventare uno schizofrenico, un dissociato acuto può diventare un delirante paranoide, e via di questo passo. A controbilanciare questa indiretta stigmatizzazione del “malato grave Mastrogiovanni”, necessaria comunque a giustificare il prolungato TSO fisico-meccanico e farmacologico, il consulente “buono” degli psichiatri accusati, rende quasi un tributo al “personaggio” Mastrogiovanni, sembrando quasi un suo seguace, ne rivendica il fascino per “l’intelligenza”, la “solarità”, la “ricchezza delle idee”, lo “spirito libertario”. Però, cari miei, concesso questo, non facciamo troppo salotto… C’è un tempo per il salotto, e lo scambio delle ricche idee in libertà, ma c’è poi la necessità dei trattamenti sanitari, con il loro apparato costrittivo. Dottore, gli si chiede, si poteva fare a meno della sedazione? Qui Fiore si smarca rispondendo “non sono in grado di rispondere”. Gli si chiede ancora ma esiste una contenzione preventiva? Risponde “non si spiegherebbe. Considero la contenzione un errore al pari degli altri”. Ma lei cosa pensa sul problema della causalità della contenzione rispetto alla morte improvvisa che sarebbe intervenuta dopo 82 ore di bloccaggio al letto? No, non vi è causalità alcuna. Allora? Allora Il Dott. Fiore tira fuori l’escogitato già usato dai consulenti dell’udienza precedente, quelli della faccia feroce della psichiatria, quando -“deus ex maquina”- dovendo salvare e spiegare le loro diagnosi ballerine, i bloccaggi ininterrotti per tenere sotto controllo “il mostro” che veniva fuori dalla “troppa intelligenza”, dalla “solarità”, dalla “voglia di libertà” di Mastrogiovanni, la “morte improvvisa” si può spiegare e correlare al ruolo svolto dal farmaco (Entumin). Lo si può leggere anche nel bugiardino, e via a leggere la stessa pagina delle controindicazioni dell’Entumin, così come aveva già fatto il consulente interrogato nella scorsa udienza. Qui le strategie, quelle della faccia crudele e della faccia buona della psichiatria, si uniscono. Non è che alla fine ci sarà stata solo un po’ di imperizia per l’uso prolungato dell’Entumin? Magari a questo punto loro non c’entrano, bisognerà prendersela al massimo con la casa farmaceutica che produce quel potente ed a volte mortale neurolettico (però ricordate che ad acuzie gravi si risponde con “bastonate” gravi, chiaro?), senza prendersela con un intero reparto di psichiatria. E qui, sinceramente, per quanto io non capisca molto di ruoli giudiziari, aumenta lo sconcerto per quanto si va affermando.
Assistendo alle udienze, di fronte all’atteggiamento inerte del Pubblico Ministero mi domando anche: “Ma cosa deve fare la Pubblica accusa ?” L’Avvocato Di Palma mi risponde che deve, appunto, sostenere l’accusa formulata, e la mia perplessità aumenta esponenzialmente. Il Pubblico Ministero non sembra molto calato nel ruolo, non interviene mai, non sostiene nulla di quanto scritto dai suoi consulenti, sembra quasi non partecipare. Evidentemente capisco veramente poco di strategie processuali e non vorrei essere troppo ansioso, però mi aspetto a questo punto ardentemente, che anche il PM, in mezzo a tanti avvocati di parte civile che stanno sostenendo l’accusa, qualche intervento e/o domanda a chiarimento la faccia pure lui. Una domanda però mi permetto di suggerirla io. Come è stato possibile che un Basaglia e un Giorgio Antonucci, abbiano slegato e liberato tante persone, dopo decine di anni di contenzione nei manicomi, solo e sottolineo “SOLO”, con il dialogo e l’integrazione sociale.
Le due facce della psichiatria che ci vengono presentate dai consulenti della difesa, quella salottiera “buona e democratica” e l’altra, quella operativa che si fa nei reparti ospedalieri, necessariamente “vera, reale, materiale, aggressiva”, non mi convincono. Hanno portato a morte certa (altro che improvvisa), una delle migliori intelligenze, uno dei più amati insegnanti, un vulcano di idee, un campione di libertà come Francesco Mastrogiovanni.
Questa è la mia pubblica accusa!
Alessio Coppola, Presidente di “Telefono Viola” (contro gli abusi e le violenze psichiatriche)
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